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Riforma costituzionale, faccia a faccia su Primocanale
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Da una parte Luigi Zanda, il numero uno dei senatori Pd, l'avvocato cagliaritano che ha visto fin qui quattro legislature e svariati Governi, oggi sostenitore della riforma costituzionale al voto popolare. Dall'altra il leghista Roberto Calderoli, vice presidente del Senato, ex ministro di Berlusconi e relatore del progetto quando ancora sussistevano le larghe intese, ora convinto oppositore. Protagonisti di un faccia a faccia su Primocanale in vista del referendum, intervistati da Mario Paternostro e Franco Manzitti, spiegano le ragioni del Sì e del No. E dipingono i possibili scenari del post voto. 


TRUMP INSEGNA: I SONDAGGI MENTONO
La vittoria di Donald Trump alle presidenziali statunitensi dimostra che i sondaggi non azzeccano più nulla. Stupiti della sua vittoria? Neanche troppo. Per Calderoli "la vittoria di Trump è la sconfitta dei sostenitori del sì" perché "è in corso una rivolta vera, contro la politica che si occupa di poteri forti anziché di cittadini". Per Zanda, al contrario, "Trump appartiene ai poteri forti, è un grande imprenditore della comunicazione e immobiliare". Ma su un punto concorda con Calderoli: "Nel mondo, e non solo negli Stati Uniti, c'è un vento di protesta. Dobbiamo capire perché. Gli Stati democratici nel mondo non riescono più a risolvere i problemi. Trump ha giocato sporco, come l'Fbi. D'altra parte è un risultato bizzarro: Clinton ha avuto più voti di Trump". 

LA COSTITUZIONE 'OGGETTO SACRO' DA RIVEDERE
"Questo è un colpo di Stato. Il premier controllerà anche il presidente della Repubblica". Calderoli evita i mezzi termini e attacca subito la riforma. Ma il punto dolente è davvero la costituzione? Per Zanda, in fin dei conti, "sono 35 anni che tentiamo di riformare la seconda parte, anche Calderoli ci ha provato. Ma rispetto alla Berlusconi-Calderoli, questa è una riforma timida: non tocca il presidente del consiglio, non tocca i poteri. Entra solo nella procedura legislativa". Insomma, su questo erano d'accordo tutti. "Il contrasto è piuttosto politico, non sulla materia", insiste il senatore Pd. Il leghista segue la scia: "Il primo obiettivo che pone la riforma è mandare a casa Renzi, il terzo premier mai votato da nessuno. Non basta il cambiamento purché ci sia, perché qui si cambia in peggio. Nell'articolo 1, ricordo, si dice che la sovranità appartiene al popolo: non ai consiglieri regionali. È questione di democrazia".

RIFORMARE PER AVERE PIU' EFFICIENZA?
Il "cuore della riforma", dice Zanda, è il superamento del bicameralismo perfetto: "Ci sarà solo una camera politica, la Camera dei Deputati, che darà la fiducia al governo e avrà tutta la funzione legislativa. Il resto è una parte residua in comune tra Camera e Senato." Calderoli ribatte: "Il superamento del bicameralismo perfetto si doveva ottenere specializzando le camere. Il Senato che esce da questa riforma si può occupare in molti casi delle stesse materie di cui si occupa oggi. I consiglieri regionali hanno le competenze per trattare questi temi? Uno che vuol fare bene il sindaco può stare tre giorni a Roma e fare il senatore? È uno spreco di denaro e tempo, e un'assurdità". In Francia, però, funziona già così. "Rispetto al caso francese la differenza è che i due senati fanno cose diverse. Dovevamo abolire il Senato e fare un sistema monocamerale puro".

RIFORMA: MODERNIZZARE O TORNARE INDIETRO?
Per il senatore Pd la modernità sta nella democrazia più forte. "Non si può più governare con decreti, maxiemendamenti e fiducia - dice - Questo sistema va cambiato. Che lo faccia il fascismo lo posso capire, ma non la democrazia per il contorcimento delle sue istituzioni. L'unica ragione è far cadere il governo Renzi". A citare il fascismo è anche Calderoli: "Se riduco solo il numero dei senatori e introduco un premio di maggioranza, si ottiene la camera dei fasci e delle corporazioni. Il potere assoluto. Con questa 'modernizzazione' siamo tornati allo Statuto albertino, togliendo competenze alle Regioni per darle allo Stato. La sanità regionale è la migliore del mondo, perché cambiare se funziona?". Ma Zanda ribatte: "I cittadini hanno il diritto di trovare la stessa qualità in tutta Italia". 

E LA LEGGE ELETTORALE?
Se naufragherà l'Italicum, per Calderoli bisognerà ripartire col proporzionale: "Io sono per il sistema maggioritario, ma non si può pretendere di dare a una maggioranza precostituita il compito di scrivere una legge elettorale. Col Mattarellum, amato dalla sinistra e odiato da Berlusconi, avrebbe vinto il centrodestra. Col sistema spagnolo sarebbe successo il contrario. Con altri sistemi avrebbe vinto addirittura Grillo". Zanda si dice curioso "che Calderoli faccia il tifo per il sistema proporzionale. In questo lavoro di riforma è mancato uno spirito costituente. Siamo partiti con una maggioranza larghissima, che si è ridotta quando è stato eletto Mattarella, quando Berlusconi ha deciso che non gli andava bene. Tra migliaia di emendamenti abbiamo avuto problemi molto gravi".  

DOPO IL REFERENDUM COSA SUCCEDERA'?
Se i sondaggi falliscono, cimentiamoci piuttosto nelle previsioni. Calderoli rifiuta la scaramanzia: "Sono certo che vincerà il No". Ma teme "una truffa sui voti dei cittadini all'estero". E poi? "Credo che Renzi dovrà rassegnare le dimissioni. Dopodiché la Corte Costituzionale boccerà l'Italicum perché studiata per un sistema monocamerale che invece resterà bicamerale". Per la riforma, continua il leghista, "ci sediamo a un tavolo io e altre persone fuori dal Parlamento e la scriviamo bene". Ben più apocalittico lo scenario disegnato da Zanda. Il punto è il Parlamento. Se venisse smentito dal popolo, dovrà interrogarsi. La prospettiva per il dopo è abbastanza semplice. Per la controriforma c'è uno schieramento che non è in grado di stare insieme, che non è in grado nemmeno di cambiare il codice della strada, disomogeneo, uno schieramento contro. È la prospettiva del caos". Da Calderoli parte la stoccata: "Lo sosteneva anche Mussolini". E Zanda: "Guardate Salvini negli occhi, è lui che ricorda Mussolini. Dice le stesse cose che ha detto Trump per vincere le elezioni".