Il viaggio del treno storico che ha segnato in modo suggestivo la fine della tratta San Lorenzo-Andora ha lasciato uno strano strascico, fino al punto di declinare stati d'animo a cavallo fra il nostalgico e il rimpianto. Le cronache si sono incaricate, nel modo più svariato, di registrare e interpretare quelle sensazioni.
Sarà bene, tuttavia, non indulgere troppo a sentimenti della serie "come eravamo" che possono sconfinare nell'autolesionistico "si stava meglio quando si stava peggio". Certo, se si andrà a chiederlo ai pendolari che da qui a dicembre dovranno saltare fra un bus sostitutivo e l'altro, prima che entri in esercizio la nuova linea, ci sarà pure qualcuno che magari si lascerà scappare un romanesco "aridatece quer puzzone de treno sur binario unico". Però, non scherziamo.
Ad onta di qualche settimana di disagio, peraltro dovuto ad altri tipi di lavori, l'arrivo del doppio binario chiude un'epoca centenaria per la quale non c'è da provare alcuna nostalgia. Che poi la linea corra a monte anziché sul mare, renderà meno accattivante l'itinerario, però affrancherà la costa da una servitù fattasi nel tempo tanto insostenibile quanto irragionevole.
Il convoglio celebrativo, dalla motrice alle carrozze, ben si è inserito nel contesto della ormai vecchia linea. Anche nell'ultimo giorno, ha offerto la plastica dimostrazione di come la Riviera dei Fiori, e con essa l'intera Liguria, si muovessero a ritmi ottocenteschi, mentre il resto del mondo viaggia sui tempi, assai rapidi, imposti dalla globalizzazione.
Senza nostalgie né rimpianti, la nuova tratta ferroviaria San Lorenzo-Andora è un passo avanti per l'intera comunità ligure, ma per diventare un avanzamento vero verso il futuro è necessario che la linea sia completata con il raddoppio della Andora-Finale. Per ora non ce n'è alcuna traccia, né a livello progettuale, men che mai sul fronte dei finanziamenti.
Il problema è che fino a quando non verrà rimossa quest'ultima strozzatura, la San Lorenzo-Andora sarà nei fatti quasi una cattedrale nel deserto. E il superamento dell'isolamento geografico della Liguria, battaglia iniziata ormai anni fa dal senatore Maurizio Rossi, con la successiva utile adesione di istituzioni, forze politiche e categorie economiche, rimarrà un miraggio.
Eppure si parla di una linea di collegamento internazionale, che da Genova porta alla Francia e, poi, verso il resto d'Europa. In tema di infrastrutture, nessuna lista nazionale delle priorità può ignorare la Andora-Finale Ligure. Né il governo può cercare l'alibi dei costi. Che ci sono e sono ingenti: ad oggi, malcontati ammontano a 1,5 miliardi. Ma senza questo investimento, di fatto avremo buttato via tutti i soldi spesi per il raddoppio da Ospedaletti a Sanremo. Fra le tante, almeno quest'altra italica follia potremmo evitarcela?
cronaca
Ferrovia, addio senza nostalgie alla vecchia linea del Ponente
Assurdo indulgere nei rimpianti. E ancora manca un pezzo...
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