Il rilancio del centro storico genovese partirà dal recupero e dall'affidamento a cittadini e associazioni del più grande patrimonio immobiliare confiscato alla famiglia mafiosa Canfarotta - Lo Re. Questa mattina si è svolta in Prefettura, davanti al prefetto Fiamma Spena, una riunione del Nucleo di supporto dell'agenzia nazionale beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata per avviare i progetti di recupero e assegnazione dei beni. Si tratta del più grosso patrimonio immobile sottratto alle mani della mafia a Genova: tra appartamenti e fondi il numero complessivo è di 115 unità per un valore stimato di circa quattro milioni di euro. Moltissime la abitazioni fatiscenti, con grosse carenze sanitarie.
Il Comune di Genova aveva già manifestato l'intenzione di acquisirne 46, tra la Maddalena e piazza delle Erbe. Proprio per il valore altamente simbolico si è deciso di agire rapidamente per il recupero degli immobili. Per questo è stato anche deciso di fissare a breve un protocollo d'intesa tra Prefettura, Regione, Comune e Città metropolitana per la realizzazione di un progetto, con l'intervento anche delle associazioni antimafia presenti sul territorio. In particolare, gli immobili dovranno essere usati come negozi, spazi culturali e abitazioni.
Le indagini che avevano portato al sequestro erano partite nel 2008. I carabinieri avevano notato che molti immigrati irregolari e prostitute abitavano in case del centro storico tutte intestate ai Canfarotta. Con l'ausilio della Dia, gli investigatori avevano scavato nelle vite della famiglia, scoprendo un patrimonio sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati. A gestire l'attività era Filippa Lo Re, 75 anni, moglie di Benito Canfarotta. La donna era diventata il punto di riferimento per gli immigrati e le prostitute che dalla Nigeria, dalla Romania e dal Sudamerica arrivavano a Genova.
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