
Tutto è partito da un messaggio Whatsapp ricevuto da una giovane savonese da parte di un contatto sconosciuto, corrispondente a un numero del Marocco. Ciò che ha catturato la sua attenzione è stata l'immagine del profilo: una ragazza con un mitra in mano ed in posizione di tiro. La giovane ha subito segnalato il fatto al Commissariato online della Polizia Postale e delle Comunicazioni.
La comunicazione è stata poi inviata agli investigatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Imperia che, anche con l'aiuto della ragazza, hanno ricostruito la vicenda a monte: circa tre mesi prima aveva prestato il proprio cellulare a uno dei marocchini residenti in una struttura di accoglienza perché, che a suo dire, doveva contattare dei conoscenti nel Paese d'origine.
La Polpost ligure, coordinata dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, è riuscita a risalire a una fitta rete di contatti dai quali emergeva il sospetto che i tre indagati fossero attivisti impegnati a fare proselitismo per conto dell'Isis. Le indagini, condotte anche grazie a intercettazioni telefoniche internazionali e sul web, in particolare sui social network, hanno evidenziato che i tre marocchini creaavano profili Facebook utilizzando numeri di cellulari intestati ad altre persone. L'attività degli investigatori ha portato all'oscuramento di 6.635 siti e spazi virtuali.
Gli inquirenti precisano che i due marocchini arrestati a Castelbianco, nell'entroterra savonese, e il terzo denunciato dalla polizia sono accusati di detenzione di sostanze stupefacenti. A loro non viene contestato il reato di terrorismo. "L'inchiesta, correlata, sul reclutamento con finalità terroristiche - ha spiegato il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi - è a carico di ignoti". I due infatti, sono stati arrestati durante perquisizioni legate ai controlli antiterrorismo.
IL COMMENTO
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