È il 2 maggio 1986. Si corre il Tour de Corse e, come da pronostico, davanti a tutti ci sono Henri Toivonen e il suo navigatore Sergio Cresto. Dopo 17 prove speciali hanno quasi tre minuti di vantaggio sul secondo, un certo Bruno Saby. Poi, una maledetta curva a sinistra. La Lancia Delta S4 su cui viaggiano spediti Toivonen e Cresto si ribalta. Nell'impatto il serbatoio della benzina si rompe e l'auto prende fuoco. Per i due non c'è nulla da fare.
Oggi, esattamente a 30 anni di distanza, un centinaio di amici di Sergio Cresto si sono ritrovati su una spiaggia a Bordighera per ricordare l'amico scomparso appena 30enne. Ci sono meccanici, piloti, direttori sportivi, giornalisti. Hanno tutti conosciuto Sergio e, quando è arrivata la telefonata di Luca Pazzielli che ha organizzato l'incontro, hanno risposto presenti.
Ci sono due grandi piloti ed ex compagni di Cresto: Gabriele Noberasco e Mauro Pregliasco. Ci sono le grandi firme che hanno raccontato il mondo dei motori di quegli anni, come il "poeta del rally" Renato Ronco. E poi tanti altri: da Daniele Audetto a Ninni Russo, da Amilcare Ballestrieri all'amica d'infanzia Claudia Peroni. Senza dimenticare la madre e la sorella di Sergio, commosse nel vedere tante persone a trent'anni di distanza.
Qualche lacrima, ma soprattutto tanti sorrisi. Perché Sergio era così: uno Steve McQueen dal sorriso educato e una gran voglia di vivere. Una voglia di vivere stroncata in un pomeriggio di maggio del 1986 a bordo di un auto troppo potente per un rally, anche per due numeri uno come Toivonen e Cresto. "Sono stati due martiri", dice qualcuno. Ed è vero. La loro morte ha sancito la fine dell'esperienza oltre i limiti del Gruppo B, un anno dopo la morte di Attilio Bettega.
Si è tratto insomma di una grande festa con tanti vecchi amici, uniti da quel legame quasi parentale che il rally di un tempo riusciva a creare e quello di oggi non più. Una festa rovinata, tuttavia, in parte da una decisione che non è andata giù agli organizzatori. Gli esponenti locali del Chiesa non hanno infatti acconsentito alla celebrazione di una messa in ricordo del campione di rally. Questo perché Sergio aveva espresso la volontà di essere cremato e di vedere le ceneri sparse nel mare di Bordighera che tanto amava.
La messa negata è stata una decisione "miope" secondo Pazzielli, soprattutto se si considera che quel 2 maggio Sergio Cresto morì carbonizzato. Da qui la scelta di scrivere una lettera a Papa Francesco per illustrare quanto accaduto. Una missiva firmata dai presenti. Un ulteriore atto di amore per Sergio. Perché anche a trent'anni di distanza certi legami non si spezzano.
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Sergio Cresto, il rally commemora il suo campione. Ma la Chiesa nega la messa in suo ricordo
Cento persone a Bordighera per il navigatore morto 30 anni fa
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