Ventimiglia, un anno dopo. L'arrivo delle temperature calde nell'estremo Ponente ligure ha ricordato a tutti che è passato quasi un anno dall'inizio dell'emergenza migranti a Ventimiglia. Da giugno a settembre 2015, la città di confine ha trascorso oltre cento giorni infuocati, stretta tra l'arrivo costante di migranti e la presenza stanziale dei No Borders.
Lo sgombero della scogliera avvenuto il 30 settembre grazie all'intervento determinante del vescovo Antonio Suetta non ha però posto fine a una situazione che tiene tutti col fiato sospeso. Il rischio che la vicenda si possa ripetere è infatti sempre dietro l'angolo, senza dimenticare che il centro di accoglienza, situato nei pressi della stazione, resta ancora aperto. Non a caso il sindaco Ioculano ha parlato nelle scorse ore di una situazione che da emergenziale è diventata ordinaria.
Proprio il giovane primo cittadino si sta muovendo in queste ore per scongiurare il ripetersi di situazioni simili a quelle dell'estate scorsa. Dapprima Ioculano ha scritto alle Prefetture di Imperia e di Genova, ribadendo che "questo dramma non può gravare tutto sulla nostra comunità, e non può trovare soluzione contando solo sulle forze del nostro Ente Locale". Il sindaco si è poi rivolto ai ministri liguri Pinotti e Orlando, chiedendo di agire sul ministro Alfano per l'apertura di un tavolo di confronto sulla gestione dei flussi di migranti. Un tavolo che - nelle intenzioni di Ioculano - dovrebbe vedere anche la partecipazione di Ventimiglia.
Intanto in città qualche segnale di preoccupazione comincia a intravedersi. Il centro di prima accoglienza è al completo e nei giorni scorsi un leggero incremento dei flussi ha fatto sì che i migranti si distribuissero in zone della città non adatte all'accoglienza (stazione e parchi). Insieme a loro ha rifatto capolino anche qualche No Borders . E allora tutti sull'attenti, per evitare di rivivere lo stesso film a meno di un anno di distanza.
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Migranti a Ventimiglia, Ioculano al lavoro per evitare il ripetersi dell'emergenza
Centro di accoglienza al completo. E rispuntano i No Borders
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