cronaca

Il commento
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Eureka. Siamo finalmente diventati una città turistica. Era tanto che ci provavamo, dopo le preclusioni degli anni Sessanta-Settanta-Ottanta, nei quali l'incubo era quello di diventare “una città di camerieri”.

Finita l'industria, tramontato quasi completamente l'armamento delle navi, dimagrita la popolazione, inceppata la fase post fordista, che ci restava? Il turismo, la città d'arte da scoprire, i servizi. E ora, anno di grazia 2016, dopo la ruggente estate del 2015, con i suoi buoni risultati, ecco la Pasqua con i suoi tutti esauriti. Le stra-code all'Acquario, i boom della mostra degli Impressionisti, oltre i 200 mila ( ma attenzione sta aperta sei mesi....) visitatori, primato italiano, il successo diffuso un po' dapertutto: dai bad&breakfast a chiunque offre accoglienza turistica.

Alla faccia delle polemiche stile “torta di riso”, quella gag che sottolinea la rusticità con la quale noi genovesi e liguri accogliamo gli ospiti in visita, facendo di tutto per trattarli male, quasi ci distrubassero.

Tutto passato alla luce del futuri e progressivi successi di una città che finalmente realizza una sua vocazione un po' tardiva, così bella, così sconosciuta, così poco apprezzata e marketizzata, fino a una quindicina di anni fa individuata, nelle campagne internazionali, come, appunto, “la città near Portofino” e nada mas. La città che non meritava neppure il nome sulla carta geografica, relegata nel cono d'ombra del ben più celebre e celebrato Promontorio.

Andatevi a leggere l'ultimo numero di Meridiani, il qualificatissimo magazine di alta qualità turistica, tutto dedicato alle nostre più che settebellezze. Roba da lustrarsi gli occhi, anzi inumidirseli dalla commozione e dalla riconoscenza. Finalmente ci hanno scoperto! Noi che scoprimmo l'America e che nel 1992 abbiamo celebrato il Cinquecentesimo di quell'evento colombiano, aprendoci finalmente agli altri, ora ci siamo!!!!!

Tutto vero, tutto bello, tutti bravi, ma cari presidenti, sindaci, assessori, sopratutto quelli competenti per materia turistica e di accoglienza, siete sicuri che questa nuova vocazione è consolidata, che fate ogni cosa per strutturarla, per spingerla, per farla diventare _ come si dice oggi _ virale, cioè esponenzialmente esplosiva?
Scacciamo, come si scaccia una mosca molesta che vi gira sulla testa, il solito refrain dell'isolamento geografico, della difficoltà di arrivare tra le mura di questa nuova perla del firmamento turistico.

Saremmo noiosi a ricordare che del treno velocetto Milano-Genova non si parla più, che delll'altro treno per Roma, che dovrebbe passare per Firenze e arrivare nella Capitale in tre ore e 15' si sono perse le tracce, che prendere l'aereo per Roma vuol dire andare in banca e farsi fare un mutuo per gli ipercosti del biglietto, che il week end e le feste comandate corrispondono a veri e propri martirii autostradali per che viene e chi va dalla liguria. Nella hit parade delle code su Isoradio siamo sempre i più citati.

Saremmo noiosi, ma ci scappa una domanda: che si fa per ovviare a tutto questo? Oltre ai proclami dei politici e degli amministratori, c'è qualcuno che progetta qualcosa? O siamo sempre fermi come aggrappati, sul fronte autostradale, alla famosa Gronda-Bretella, sparita dai radar dopo tutti i dibattiti. Pubblici e privati.

Se si scacciano le mosche resta il resto, che non appare molto turistico nella politica cittadina. Celebriamo i record di accoglienza nei giorni in cui la più grande attrezzatura turistica della città, per quanto stagionale, lo stabilimento del Nuovo Lido, va all'asta giudiziaria, come Primocanale ha svelato in esclusiva assoluta.
E il Lido non è un sito sperduto e abbandonato in qualche periferia.

Il Lido, dai mitici trascorsi, è a duecento metri da Boccadasse, nel cuore di Corso Italia, che sarebbe la nostra Croisette, la nostra Promenade, al termine della quale c'è la Fiera del Mare, messa tristemente in liquidazione.

La Promenade contempla anche nel suo panoramico tragitto i superlavori per lo scolmatore del Fereggiano, con il terrazzamento e la temporanea distruzione di un pezzo di spiaggia nel nobile stabilimento degli Squash. Inevitabile, certamente, e necessaria operazione di taglio, ma intanto piove sempre sul bagnato. E Corso Italia che potrebbe essere una grande meta per le valanghe di nuovi turisti è abbandonata a se stessa, ai fanatici dello jogging e a questa sequenza da brivido tra aste giudiziarie, liquidazioni e cantieri anti alluvione, che proseguono, se vogliamo andare in centro e percorrere viale Brigate Partigiane, dove i cantieri oramai sono decennali e in grembo agli dei e ai giudici del Tar.

Insomma Eureka! viva le code turistiche e gli alberghi pieni e i tutti esauriti, ma non dimentichiamoci il resto. Genova non finisce tra il Ducale, l'Acquario e il Bigo. Ammesso che ci si sia arrivati e si abbia trovato un posteggio.