Probabilmente uccisa e poi scaraventata in fondo a quella scarpata tra via Geirato e via Carpi, in alta val Bisagno a Genova, dove è rimasta per 5, forse 6 mesi, sino a quando un uomo che ha portato il cane a fare un giro nel verde ha notato qualcosa tra la boscaglia, qualcosa che a prima vista sembrava un manichino. In realtà era il cadavere ormai mummificato di una donna di colore, sembra nigeriana, tra i 25 e i 30 anni, completamente dilaniato. In quei lunghi mesi gli animali selvatici l'hanno sfigurato, portando via gli organi interni; al momento del ritrovamento la donna addosso aveva solo una parrucca bionda, un paio di calze di nylon e le mutandine. Niente altro. Il medico legale ha riscontrato una profonda lacerazione dalle spalle sino al bacino, ma non ha potuto accertare altre ferite violente. Sarà l'autopsia a fare luce sui motivi precisi della morte e a determinare quando è avvenuta. Il sostituto procuratore Anna Canepa ha aperto un'inchiesta e disposto la rimozione del corpo, che è già stato trasferito all'istituto di medicina legale dell'ospedale San Martino. Per ora la pista più accreditata è quella dell'omicidio. Del caso si occupa la squadra mobile di Genova. (Davide Lentini)
Cronaca
CADAVERE IN FONDO A SCARPATA, GIALLO A GENOVA
1 minuto e 0 secondi di lettura
Sponsorizzate
Sabato 13 Settembre 2025
Santagostino inaugura a Genova il più grande poliambulatorio d’Italia, il primo in Liguria
Ultime notizie
- Bimbo di due anni cade dal balcone a Salvatore di Cogorno
-
Prove gratuite di Taekwondo a Sturla e Brignole
- Il Gaslini è il primo IRCCS ligure ad avere una Cell Factory, per la cura di malattie rare prive di terapie
- Otto ore di sciopero generale della Città metropolitana di Genova, "per Gaza e contro tutte le guerre"
- Il centrodestra commemora Charlie Kirk, polemica in consiglio comunale a Genova
- La rivelazione Ellertsson, l’equilibratore del Genoa con l’Italia nel cuore
IL COMMENTO
Il bicchiere mezzo pieno della scuola senza cellulari. E all'intervallo, spunta una "cirulla"
Matte non c’è più, smettiamola di chiamarle tragedie