I governatori del Nordovest hanno firmato l’alleanza per la macroregione. Chi ha la mia età e ancora possiede la capacità di ricordare, rifletterà: correvano gli anni Ottanta del ventesimo secolo e i sindaci (che allora contavano di più dei freschi presidenti di Regioni) di Genova, Milano e Torino firmavano la costituente di una strana società teorica dal nome infausto Ge.Mi.To. che avrebbe dovuto spadroneggiare nel nord Italia. Certo il nome Ge.Mi.To, rapidamente diventato Gemito tour court, cioè lamento, pianto, frigno, non era destinato a portar bene, perché assomigliava un perfetto sinonimo di Sfiga.
E sfiga fu. Per Genova. Giacché morto il Gemito, sorse il Mi.To, cioè l’alleanza tra Milano e Torino, saldata da autostrada moderna e da supertreno velocissimo che consente a imprenditori, professionisti, studenti di abitare nell’una o nell’altra città e lavorare e studiare dove cavolo vogliono o possono.
Per Genova fu un disastro dominato dalla politica. C’era allora un sindaco (Cerofolini) della sinistra socialista non amato da Bettino Craxi, quindi che secondo gli schemi della politica italiana e dei partiti correntizi doveva essere segato.
Quando trionfò il Cavaliere molti pensarono che forse stavolta un’ipotesi di reinserimento di Genova nel Mi.To (nome perfetto per l’apologismo craxiano) ci sarebbe potuta stare: magari mettendo Genova in coda, Mi.To.Ge. purché ci fosse. Ma nulla poterono fare i sindaci dell’ultimo ventennio, tutti di sinistra e quindi sgraditi al berlusconismo. Ma nemmeno i mitici governatori, che ormai erano diventati potenti gestori di fondi.
Nemmeno Biasotti ci riuscì per non parlare del decennio di Burlando. Non so se per incapacità o per ideologia, l’ipotesi di alleare strategicamente le tre città-regioni non fiorì mai.
La causa di tutto questo, o, per lo meno, l’handicap principale, fu l’isolamento di Genova. La città scomoda per eccellenza, bella e impossibile, che respinge. Respinge perché non si riesce a raggiungerla con la facilità e velocità che oggi sono le prerogative di qualsiasi iniziativa/impresa.
Se devo individuare un disastro dell’ultimo quindicennio di governo della Liguria, quindi un giudizio bipartisan, con responsabilità distribuite per un terzo e due terzi (Biasotti-Burlando) lo individuo in una politica del trasporto totalmente fallimentare. Tanto inutile e ininfluente dal punto di vista politico che fatico a ricordarmi chi furono gli assessori a Trasporti dal 2000 all’altro ieri.
Non parlo di Infrastrutture, quelle sono un’altra partita eterna per definizione, parlo di Trasporti: treni, bus, aerei. In quindici anni nessun assessore né governatore è riuscito a liberare una tratta sulla Genova-Milano per farci passare un treno che non sia una lumaca ma che in 50 minuti/un’ora colleghi le due città. Non è un miracolo se, come annunciano i due governatori omologhi Toti-Maroni, un primo esperimento di treno velocetto partirà entro la fine dell’anno. Aspettiamo con fiducia.
politica
Il treno velocetto e il fallimento di 20 anni di trasporti in Liguria
Spicchi d'aglio
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