I commercianti sono, ormai, l’ultima difesa del centro storico di Genova, soli insieme a qualche coraggioso parroco che ha trasformato la sacrestia in comunità. Per il resto la Genova vecchia o antica è una bella parola con cui sciacquarsi la bocca a fiere ed expo per poi dimenticare, adducendo la impellente necessità di altre esigenze.
Così facendo, la Genova del caruggi, unica nella sua aspra bellezza di signora un po’ sfatta o completamente abbandonata al tempo, sta vivendo una nuovo degrado, sociale e urbanistico. Lurido, violento, il centro storico sopravvive in alcune sue parti sempre più ridotte sulle spalle dei negozianti che non mollano per tradizione o affetto e di alcuni abitanti spesso giustamente esasperati.
Il governo della città sembra non essere in grado di elaborare un nuovo piano, accontentandosi di piccole iniziative quasi sempre a coda di iniziative volontarie della gente. Con il rischio, oggi particolarmente pericoloso, che si trasformi in una nuova periferia. Se così dovesse essere, ma bisogna a tutti i costi impedirlo, sarebbe perduto. Occorre che il Comune metta la difesa del centro storico tra le priorità del vivere cittadino, allo stesso livello del trasporto pubblico, dell’igiene e della sicurezza sociale. Che dichiari il centro storico “zona sotto tutela” con regole e vantaggi seri per chi ci lavora o abita.
Stamattina un centinaio di commercianti, alcuni dai nomi storici, ricevono un premio di fedeltà alla loro associazione, l’Ascom. Nomi che hanno da raccontare, in stragrande maggioranza, com’ era la Genova dei vicoli cinquant’anni fa. Sono sempre lì, tra Luccoli e la Maddalena, tra Ravecca e le Vigne, tra Sottoripa e Soziglia. Alzano tutte le mattine le serrande delle loro botteghe.
Alcuni tengono aperti e illuminati i loro locali la notte e per fortuna, aiutati da una lungimirante scelta quella della facoltà di Architettura dove c’erano le macerie dei bombardamenti, hanno inventato una città giovane nella città più antica. Fascinoso connubio, valore unico quanto i Rolli!
Sarebbe bastato inserire tra porto antico e centro una parte di Ingegneria, magari all’Hennebique e un’altra zona del centro storico oggi vivrebbe alla grande. Senza negozi e senza giovani non c’è vita nella città dei caruggi. I parigini feriti ieri gridavano “Ragazzi fate rumore!”nelle vecchie strade del canale Saint Martin, dove il commissario Maigret cercava i suoi colpevoli tra un bistrot, un calvados e un uovo sodo.
Fare rumore non vuol dire un casino tale da impedire il diritto al sonno di chi ci abita, ma ha un significato più largo: fate vivere la città nei suoi luoghi più carichi di storia. Costringete i politici a sentirvi e a fare e non solo a sproloquiare banalità su un recupero che, purtroppo, sembra non essere più tra gli argomenti più urgenti dell’agenda di Genova.
Vivendo si può bloccare la criminalità e la violenza. Ma ogni difficile impresa non può sempre essere lasciata sulla spalle di chi ha buona volontà.
cronaca
Il centro storico resiste solo grazie ai commercianti
Genova dei caruggi un po' sfatta o abbandonata al tempo
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