Ora che la frustata dei sondaggi di Roma e Napoli in vista delle prossime elezioni comunali di primavera è arrivata, degradando il Pd intorno e sotto il 20 per cento e fuori perfino dai ballottaggi, cosa faranno gli strateghi genovesi dei democrat? Avevano appena messo il loro partito, vedovo della sconfitta regionale, in frigidaire per un anno.
Avevano deciso di azzerare le polemiche sull'appoggio al sindaco Marco Doria in Comune e di seppellire l'ascia della guerra tra giovani e vecchi, tra rottamatori e rottamandi (se ancora ce ne sono). Avevano cancellato dal vocabolario la parole “primarie”, che solo a pronunciarla, da Genova a Spezia, fino a Ventimiglia, gli piglia l'orticaria a tutti.
In una parola avevano stabilito di non fare politica: zitti e mosca sul prossimo candidato sindaco, sussurri e grida sull'opposizione alla giunta Toti, malgrado il clamoroso incidente del piano urbanistico, meglio il silenzio, ora che la ex Delfina, Raffaella Paita, improvvidamente capo di quella opposizione, sta scivolando verso il processo per l'alluvione 2014.
Ora altro che stare zitti e fermi a cristalizzare tutto, aspettando che Doria inauguri qualche cosa d'altro oltre alla pista ciclabile in via Venti, che i Pentatellati si facciano male da soli e che in Regione Toti e compagnia cantante affondino nel loro mare di parole e si smarriscano, andando su e giù con Milano e Roma, mentre il governatore sceglie l'opzione definitiva: 1) presidente ligure h 24, 2) cooordinatore unico nazionale di Forza Italia e presidente, quindi part time, 3) Coordinatore, presidente e pendolare cronico con Lombardia, Piemonte e Roma, quindi doppio part time.
Nei circoli Pd ora bisogna tornare a lavorare, a fare politica sul serio a elaborare azioni di maggioranza e di opposizione, perchè il rischio è l'irrilevanza, una lenta inesorabile estizione, già che il tesseramento è stato un pianto greco, proprio nel senso della miseria di iscritti.
Poveri Pd, che fatica sarà elaborare finalmente politica, dopo anni e anni passati a gestirsi le ordalie delle Primarie, quelle vinte da Doria e quelle taroccate, vinte dalla Paita, dopo le guerre intorno a Marta Vincenzi che non a caso sbottava: “Non so neppure più se sono del Pd!”
Poveri giovani ex segretari, Alessandro Terrile, che ha fatto cucù, prima dimesso, poi rientrato, oggi congelato e Victor Rasetto, l'unico che pagò con la poltrona, pardon poltroncina di segretario provinciale, poi rientrò di spalla alla Paita e ora si è iscritto alla fazione dei “neo renziani”, insieme alla testa d'uovo Simone Regazzoni. Cervelli che friggono.
E Povero Giovanni Lunardon, che finalmente queta sul suo banco di consigliere regionale, ma magari ha dei soprassalti, quando gli appare nella sala verde la Paita invelenita o su twitter sgama l'ultima maxiraccolta di funghi, postata da Burlando.
Bisogna darsi una mossa, riconquistare il territorio, fermare i Cinque Stelle che non sai neppure chi sono, chi sarà il loro candidato sindaco: non puoi, per decenza e per ironia, neppure interrogare le stelle, perchè non te lo sveleranno. Non lo sanno neppure loro, sono solo certe che Grillo ti metterà nel sacco.
Povero Pd, può solo consolarsi, guardandosi intorno e misurando gli altri partiti. Avete notizie della ex lista Pastorino, del leader Luca e dei suoi fedelissimi? Esistono ancora, cosa stanno facendo? E Sergio Cofferati, la sua fondazione lanciata nel momento del grande strappo, quell'idea di una sinistra-sinistra alla quale questo Pd era insopportabile, non è neppure maturata insieme alle castagne autunnali?
Perfino la Lega, ora che con Sonia Viale e Edoardo Rixi governa la Liguria, sembra essersi un po' ammosciata e in Comune chi l'ha più vista? Forza Italia è come il vincitore di una lotteria, nella quale hai conquistato il primo premio, convinto di non averlo neppure comprato, il biglietto.....
Per ora cammina sulle nuvole del potere conquistato, senza ancora rendersi conto che quando la luna di miele finirà, e manca poco, questa è una Regione che brucia e in Comune non gli capiterà più che si materializzi una congiunzione astrale come quella che ha portato a Genova Giovanni Toti.
La strategia cittadina, una vera opposizione a Doria ( fin'ora il vero capo dell'opposizione è stato Simone Farello, capogruppo Pd), la scelta di un candidato vero, dopo le ubriacature alla Vinacci-Vinai del 2012, sono obbligatorie, pena l'inesistenza.
Appunto: oggi i partiti sembrano Cavalieri inesistenti alla Calvino. A sinistra invano hanno cercato di sopperire alla mancanza di gavetta e di una scuola con l'ordalia delle Primarie, dove non è affatto detto che vinca il migliore. E dove senza regole può vincere la legge del tarocco.
Le Primarie-ordalia ci hanno portato a Genova Doria il professore, a Roma Marino, chirurgo hig tech, a Napoli De Magistris, il procuratore-giustiziere.
Vediamo come è finita, si è salvato solo a Milano l'avvocato Pisapia, ma Milan l'è sempre gran Milan, Expò inclusa.
A Destra, invece, sperano sempre di scovare il coniglio nel cilindro, ma è sempre più difficile, perchè localmente non ci sono dirigenti politici affermati e credibili da nessuna parte e neppure gente come Toti che accetta la candidatura con sette paracadute e quasi sicuro di perdere.
Conclusione: manca la politica o meglio abbiamo la politica dei partiti inesistenti. Allora meglio chiudersi nel frigidaire.
politica
Genova, Pd in frigidaire e gli altri partiti inesistenti
Inutile cercare chi fa politica e sceglie i candidati
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