A dimostrazione di questa teoria suggestiva, durante la presentazione dei corsi, l’avvocato Luigi Camilli ha recitato, tra l’altro, L’Infinito di Leopardi in versione dialettale spezzina (diventa “L’enfenì).
“A Spezia – aggiunge Cavallini - rispetto ad altre realtà il dialetto è arrivato vicino alla scomparsa. Stiamo cercando di riportarlo in auge, di utilizzarlo, di suscitare l’interesse a questo modo di espressione legato a una cultura che non deve andare persa”.
Camilli – che affiancherà Cavallini nelle lezioni di “spezzino” – aggiunge: “Il genovese ha una musicalità molto diversa dallo spezzino. E’ un dialetto aspro. Lo spezzino è più morbido e dolce”. E sul successo del corso si dice convinto: “Interesse per il dialetto c’è, questa esperienza va avanti da tempo. Nelle scuole abbiamo già raccolto molto consenso tra i giovani. Ora l’obiettivo è anche quello di valorizzare le sfumature di dialetti in territori limitrofi a quello spezzino.
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