Marco Doria a Genova, Federico Berruti a Savona, Carlo Capacci a Imperia, Alberto Biancheri a Sanremo, Enrico Ioculano a Ventimiglia. Sono tutti sindaci del Pd oppure "a trazione" Pd. E tutti ritengono, oggi come ieri, che il completamento del raddoppio ferroviario del ponente ligure sia un'opera prioritaria per il rilancio economico di una porzione di Liguria, oltre che per favorire l'industria delle vacanze del Paese intero. E allora è uno schiaffo dato anche a loro quando il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio dice esattamente il contrario. Sebbene faccia parte di un governo il cui capo, Matteo Renzi, è anche il segretario nazionale del Pd stesso.
Dunque c'è un dato politico dietro questa assurda vicenda. Vuol dire che il Pd ligure conta come il due picche nel Pd italiano. Ed egualmente a zero sta il valore aggiunto che dovrebbero assicurare i due ministri liguri. Com'è capitato di dover rilevare su altri dossier, Andrea Orlando e Roberta Pinotti faranno pur bene il loro mestiere alla Giustizia e alla Difesa, ma quando c'è da perorare cause di casa sono zittiti o costretti a non prendere neppure la parola. Roba che in un Paese nel quale le poltrone contassero meno del rapporto con i cittadini, uno se ne sarebbe già andato sbattendo la porta.
E figuriamoci che in questo momento il Pd avrebbe pure l'esigenza di ricostruirlo, un rapporto con i liguri-elettori, dopo la scoppola rimediata alle regionali dello scorso 31 maggio. Invece niente. Ora c'è da aspettare incuriositi che cosa dirà il commissario piddino David Ermini alla sua prossima uscita pubblica, essendo stato inviato da Renzi stesso per riunificare il partito devastato dalle lotte intestine e riparare la cinghia di trasmissione fra il Pd e la cosiddetta società civile. Ci spiegherà di avere ancora pazienza - dopo decenni di attesa - che prima o poi anche il completamento del raddoppio vedrà la luce?
Eppure nel segreto dell'urna i liguri hanno già chiaramente spiegato che la pazienza l'hanno esaurita. C'è davvero bisogno d'altro per sturare le orecchie ai nuovi mamma santissima del Partito democratico? Il quale, peraltro, non cerca neanche di metterci una pezza, ad esempio convincendo il governatore della Toscana ad accettare che quotidianamente ci siano un paio di treni fra Ventimiglia e Roma passando per Firenze, cosa che abbrevierebbe non poco i tempi. Macché, c'è da preservare la volontà toscana di valorizzare la linea ferroviaria tirrenica, con tanti saluti alle ben più legittime esigenze della Liguria di essere meglio collegata con la capitale. Per la serie, ma che cavolo pretendete voi liguri?
Il neo governatore Giovanni Toti sta provando a trovare un rimedio, ma la sensazione è che si stia facendo intortare nella politica più dell'annuncio che del risultato. Se uno si legge il comunicato ufficiale diramato dopo il vertice di ieri proprio con il ministro Delrio si spacca le meningi ma non ne viene a capo. Hanno discettato di infrastrutture, hanno convenuto sul Terzo Valico e, udite udite, anche di raddoppio del ponente ligure. Cioè Delrio ha rivisto la propria posizione e adesso ritiene che l'opera sia prioritaria? Sarebbe un successone, conseguito nel giro di due giorni. Solo che un successone non lo è, perché la sola vera intesa raggiunta è quella di rivedersi.
Capisco che Toti ritenga comunque utile tenere il discorso aperto, perché in politica "mai dire mai". Un consiglio, però, lo accetti: stia attento a farsi sommergere dalle parole e dal ripetersi degli incontri. Il nuovo Pd ambisce a essere il vero successore della Dc, della quale conserva una quota di patrimonio cromosomico, e una cosa, di quella storia, la sta già praticando al meglio: portare a spasso con il bla bla, senza concludere un bel niente. Avendo il vantaggio di stare all'opposizione, Toti non si presti al gioco. Altrimenti ne diventerà complice.
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Renzi, lo schiaffo al Pd ligure e una politica vetero Dc
Dopo l'esclusione del raddoppio Fs dalle opere prioritarie
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