Questa è una storia estiva di cocco-bello, storia di facili doppi sensi, storia di cabaret in spiaggia a luci rosse, storia di signore altezzose indignate che scrivono al sindaco paladino della moralità. E’ anche una storia di Lerici, meraviglia turistica da scenari mozzafiato, ma anche paese delle storie buffe, come quella ormai consumata del divieto di bikini al bar. Perché qui passano i sindaci, si abbattono i muri, ma il perbenismo di maniera resta. Da sinistra a destra, non si scalfisce. Così come restano personaggi un po’ ribelli, migranti dal presunto glorioso passato, come Franco, il cocco-bello con l’espressione triste e il cappello rosa.
Trascorre ore e ore sotto il sole cocente, Franco. Indossa il costume, una maglietta bianca con la scritta “Vendesi fidanzata in discrete condizioni”, e poi un marsupio, dove raccoglie gli 'euri' della sua giornata di lavoro nelle spiagge. E appunto un inconfondibile cappello rosa. Eccentrico, esagerato. Divertito, ma incazzato.
Nel suo secchiello azzurro, con il cocco tagliato a pezzi, Franco tiene anche alcune fette d’anguria, sempre più richieste dai bagnanti. Ma la novità di quest’anno è un cetriolo verde in bella vista che ispira le sue urla in mezzo alla spiaggia della Venere Azzurra. Le sue parole richiamano i potenziali clienti. “Finocchioniii è per voi…!” grida catturando le attenzioni di tutti, ma indispettendo le signore più a modo del litorale lericino.
La storia del cetriolo si è ripetuta per diversi giorni. Poi, pare che in uno degli stabilimenti più frequentati dalla Lerici-bene si sia messa in moto una vera e propria offensiva anti-coccobello. “Basta, dobbiamo fermarlo” si sarebbero dette autoconvincendosi dell’immoralità del Franco (coltivatore, non tiratore) di cetrioli. “Scriviamo al sindaco” hanno deciso, dopo aver letto sul giornale che il primo cittadino ha anche riproposto l’ordinanza che vieta ai bagnanti di girare in costume per le vie del borgo: “Ci capirà, è dalla nostra parte”.
La lettera è stata già inviata, anche se il sindaco Paoletti, divertito da questa storia, giura di non averla ancora letta. Franco, il cocco-bello, si è detto sconcertato: “Se hanno qualcosa contro di me, lo dicano in faccia. Questi figli di….”. Il tono è quello da reality televisivo, sembra una questione di vita o di morte. Invece stiamo sempre parlando di cocco e cetriolo. Poi torna a scherzare: “Lo fanno tutti qui sulla spiaggia. Ci si diverte così”.
Così è Lerici paese. Mi scusino i lettori se ho preferito raccontare in una giornata estiva questa storia di “Cetriolofobia” piuttosto che le controversie sui migranti e sulla presunta mafia biassea (cantate da penne di ben altro spessore), ma attratto dalla notizia virale mi è sembrato di cogliere in questa piccola grande invettiva, il simbolo di un luogo dove, un po’ troppo spesso, scarseggiano il buon gusto da una parte, e il buon senso dall’altra.
turismo
Così il “Cocco bello” con il cetriolo indigna la Lerici-bene
Lettera di protesta al sindaco
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