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Il quadro di salute del partito dopo le Regionali
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Bastano due ore di chiacchiera conviviale con amici spezzini e sarzanesi per avere il quadro dello stato di salute (non esiste oggi parola meno appropriata per definire la materia) del Pd ligure. Qui, nella terra dei comunisti con il Dna a posto, il partito ha perso quasi tutto. Comuni come Lerici dove il centro destra dopo settant'anni è tornato a governare è l'esempio più lampante, ma anche l'Ameglia del rampantissimo Giampedrone che, sulla scia dell'amico Toti, si appresta a entrare trionfante nel palazzo di piazza De Ferrari con un assessorato al seguito.

Dalla Spezia si scende a Genova e pare di essere sul campo delle Ardenne dopo il passaggio degli eserciti. A Genova due segretari che non hanno gridato abbastanza il loro contrasto alla candidatura Paita, stanno per sciogliersi al sole di luglio. Lunardon riesce a salvarsi con un posto molto ben retribuito in consiglio, Terrile, brava persona, buon avvocato, è costretto a lasciare perché chi perde deve farlo. Anche se è bravo, capace, promettente. Ma ha avuto la debolezza di dire si al listino della Presidenta. Un si sotto la minaccia delle pistole. Tenute in mano dai dirigenti nazionali del partito, i veri responsabili della disfatta, quelli che Renzi Matteo dovrebbe fustigare in piazza della Signoria, intanto sono tutti o quasi fiorentini come lui.

Lasciamo stare Imperia. Li, da quando hanno azzoppato Scajola non si sa più che cosa sta succedendo. Il Pd a Imperia è roba di confine, parla un'altra lingua, una specie di  patois della politica.

A Savona, invece, c'è sempre Berruti. Renziano della prima Leopolda, fregato dal suo leader non si sa bene perché, annientato dai "bravi" della Lella, Miceli in testa, passato con Cofferati, sconfitto, deluso dalla scelta scissionista dell'ex leader Cgil, poi "normalizzato" ma con tiepida partecipazione.

Ebbene, i residuati dell'auto-Caporetto, a caccia di un commissario-ricostruttore, potrebbero scegliere proprio lui per tentare di rimettere in piedi una parvenza di partito. Berruti potrebbe essere il piccolo messia con targa Bocconi, freddino quanto basta per non farsi tirare la giacca dall'uno o dall'altro, intelligente, ambizioso, non smanioso di sospetto amore popolare.

Tutto questo se gli sfasciacarrozze di Renzi, targati "FI" non ci metteranno le loro chiavi inglesi a svitare altri bulloni, quelli sufficienti a far crollare Doria, ma soprattutto a consegnare su un magnifico piatto d'argento Palazzo Tursi ai Cinque Stelle.