Mentre la nuova giunta di Giovanni Toti macinerà i primi problemi della Liguria già nei mesi estivi, prendendo le misure sia con le grandi questioni (trasporto pubblico genovese e rifiuti) che si presenteranno in autunno e con le “relazioni” all’interno del palazzo regionale, a settembre si aprirà il vero, grande “caso politico” della Liguria che potrebbe diventare un altro complicato problema nazionale per il governo di Matteo Renzi. Il caso si chiama: Genova. Cioè elezioni comunali che arriveranno nel 2017 (avremo tutto il 2016 per discutere) , ma sono alle porte, almeno politicamente.
Infatti se il Pd non trova presto la quadra al suo interno, corre il rischio tutt’altro che improbabile, di consegnare la città-capoluogo alle opposizioni che si chiamano Movimento 5 Stelle o Lega.
Soprattutto M5S, che è ormai il primo e consolidato movimento politico della città e che ha sbaragliato con le sue falangi, apparentemente improvvisate, gli eserciti disuniti del Pd.
Per il Pd vuol dire trovare una via d’uscita cominciando dalle segreterie, definire il percorso del prossimi mesi con il sindaco Marco Doria, pensare a un progetto per Genova, come si faceva ai tempi del Pci-Dc, a un disegno finalmente ambizioso non sempre e soltanto gravato dai maniman.
Impossibile? No. Difficile, molto difficile, ma ormai le sfide della politica e dell’amministrazione devono essere ambiziose e non più solo delle tattiche di modesta rimessa. Infine, Genova dovrà definire il suo rapporto con Toti e la sua giunta in una posizione di leale competizione ideologica, ma forte alleanza strategica sulle cose e sugli obbiettivi.
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