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L'europarlamentare punta il dito su Burlando e il Pd
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“Ho segnalato in tutti i modi le anomalie che stavano accadendo prima e dopo le primarie, senza che nessuno mi ascoltasse. Per questo sono uscito dal Pd, non senza dolore”. Sergio Cofferati ha parlato a ruota libera a Primocanale nell’infuocato post-elezioni regionali.

L’europarlamentare ha analizzato la sconfitta di Raffaella Paita e del Pd. “Esito prevedibile che ho ampiamente denunciato in tempi non sospetti, senza ricevere nessuna risposta” spiega Cofferati, che ha lasciato il Pd dopo le denunce di brogli e infiltrazioni di esponenti di centro-destra alle primarie vinte a gennaio da Paita.

Sul banco degli imputati è finito il principale sponsor di Paita, quel Claudio Burlando che – prosegue Cofferati – “due anni fa l’ha candidata al di fuori di ogni regola di partito. Le ha dato deleghe che prima non aveva. L’ha portata in giro per la regione, facendole inaugurare di tutto. L’ha fatta salire persino sul palco del Giro d’Italia. E lei, notoriamente grande appassionata di ciclismo, si è presa i fischi dei genovesi. Dopodichè non ha saputo reggere il gioco fino in fondo. Perché io non ho chiesto l’invalidazione delle primarie, ma che si discutesse di una cosa chiara a tutti: Burlando e una parte del partito avevano fatto un accordo con Ncd e con Scajola per far votare Paita alle primarie. E poi sono ritornati a casa loro e sono tornati a votare per i loro partiti di appartenenza. Un voto organizzato denunciato dai loro dirigenti. Gino Garibaldi ha addirittura fatto un video. E poi 200, tra dirigenti e iscritti al Pd – tra cui l’assessore alla Sanità e vice di Burlando uscente – hanno firmato un documento in cui hanno dichiarato che non avrebbero votato per Paita”.

Lei aveva già pensato di lasciare il Pd, in caso di sconfitta alle Primarie?
No, per niente. Solo fantasie. Io, durante tutta la campagna delle primarie, ho scritto e mandato tutti i ritagli di stampa a Roma. Ho scritto a Serracchiani e Guerini su quello che stava capitando, chiedendo loro di intervenire. Ho segnalato alterazioni anche la mattina stessa delle primarie. Ho chiesto che se ne parlasse. Se nel partito che ho contribuito a fondare non si discute dello stravolgimento dello strumento delle primarie, con il voto dei tuoi concorrenti politici che cambia i criteri delle tue scelte, ebbene, io in questo partito non ho intenzione di restare. La sera primarie ho indicato problemi di ordine politico. Mentre la commissione stava ancora lavorando, Renzi ha dichiarato eletta Raffaella Paita. Il risultato della commissione è arrivato solo due giorni dopo, ma lui aveva deciso. A lui delle conseguenze non interessava nulla.

Tutto questo faceva parte di un progetto nazionale per costruire qualcosa a sinistra del Pd?
Lunardon e Terrile mi hanno chiesto disponibilità a candidarmi. L’ho fatto per spirito di servizio. Guerini mi ha chiamato e mi ha chiesto di non far diventare la Liguria un caso nazionale. Gli ho risposto “stai sereno”. Io ho avuto molto dalla Liguria e penso di dover restituire parte di quello che ho ricevuto. I due segretari a Roma hanno chiesto di trovare una soluzione unitaria visto che Paita non lo. Non hanno ricevuto risposte e si sono rivolti a me. Mi sono preso questa responsabilità senza secondi fini. Le assicuro che per me uscire dal Pd non è stato facile.

Quando ha visto i due segretari uno candidato a sostegno della Paita e l’altro nel listino, cosa ha pensato?
Si è già aperto il congresso del Pd. Il segretario di Spezia è stato eletto, quindi si deve dimettere. Il segretario del Tigullio è stato eletto pure e si dovrà dimettere. Gli stessi Lunardon e Terrile si dovranno dimettere. La Liguria è rimasta senza direzione. Scelta insensata. Non si mettono in lista tutti i segretari che hai. Perché, in qualunque ipotesi, devi cambiare la direzione del partito. È una cosa che mi ha lasciato allibito.