cronaca

Revocati gli arresti domiciliari per "la grave situazione familiare"
4 minuti e 2 secondi di lettura
"Adesso sono libero, ma a che prezzo? Ho perso mio padre e stavo per perdere anche mia madre". Lo ha detto il farmacista, figlio del pediatra che si è ucciso gettandosi dal Ponte Monumentale a Genova. Che poi ha aggiunto: "Non do la colpa alla magistratura per la morte di mio padre. Ma questa vicenda mi ha distrutto''.

Prima di lanciarsi nel vuoto dal ponte Monumentale, nel centro di Genova, ha scritto il suo ultimo messaggio disperato
: "La magistratura miope a volte uccide". Il biglietto è stato trovato con altri nella macchina che l'uomo, un affermato medico pediatra di 65 anni, aveva fermato per farla finita: aveva appena incontrato il figlio farmacista che da quasi un mese era agli arresti domiciliari per un'inchiesta della magistratura di Monza su un giro di farmaci antitumorali. "Il mio assistito - ha detto il difensore l'avvocato Umberto Pruzzo - non si sente in colpa. Il senso di colpa dovrebbero averlo altri che emettono provvedimenti con tanta fretta''.

"Vista la grave situazione familiare si revoca la misura degli arresti domiciliari", ha scritto nell'ordinanza il gip di Monza che ha revocato gli arresti del farmacista. Il gip, come chiesto dagli avvocati Lina Armonia e Umberto Pruzzo, ha sostituito gli arresti domiciliari con obbligo di firma due volte alla settimana. "Saremmo andati oggi a Monza - hanno spiegato i legali - a presentare l'istanza di scarcerazione, ma purtroppo questo tragico evento ha anticipato i tempi".

"E' rimasto solo, aveva una sorella che è purtroppo deceduta, suicida qualche anno fa. Sua madre ha bisogno delle sue cure", ha riferito il suo legale. Il suicidio della sorella risale al 2013 ed e' legato alla morte del marito anni prima durante una immersione alla Haven, la petroliera maledetta inabissatasi al largo di Arenzano e sul cui relitto molti sub hanno perso la vita. Storie tormentate ,che adesso hanno colpito i genitori del farmacista indagato. Il padre non doveva, a quanto pare, uccidersi da solo. Con lui doveva lanciarsi dal ponte anche la moglie che all'ultimo momento non ha avuto invece la forza di seguirlo. I poliziotti che l'hanno salvata l'hanno trovata agitata, sconvolta, titubante. Provvidenziale l'allarme lanciato da alcune persone che avevano assistito impotenti alle fasi culminanti della tragedia.

Marito e moglie avevano incontrato il figlio la sera precedente. Ma nulla lasciava presagire un seguito così drammatico. Sembrava una normale serata in famiglia. "Abbiamo passato insieme - ha detto il farmacista alla polizia - alcune ore. Abbiamo cenato, parlato, guardato perfino la televisione. Poi sono andati via dicendo che mio padre doveva fare una visita. Nulla mi ha fatto pensare che avessero deciso di togliersi la vita". E nulla del dramma intimamente vissuto marito e moglie avevano lasciato trasparire fino a quando, lasciato il figlio e la nuora, si sono incamminati verso l'auto. Non hanno fatto molta strada. Si sono diretti verso il ponte, dove tanti altri genovesi hanno deciso, negli anni, di farla finita.

Cosa sia accaduto in quei momenti non è chiaro: né la moglie del medico suicida, ricoverata sotto choc in ospedale, è stata in grado di spiegarlo con la necessaria lucidità. Fatto sta che l'uomo ha lasciato in auto i suoi bigliettini, compreso quello che fornisce una chiave di lettura del gesto, e si è diretto verso la ringhiera. L'ha scavalcata e si è lanciato sulla strada. E' morto sul colpo. Il suicidio non sarebbe un atto scaturito da un turbamento improvviso, ma sarebbe stato preparato come un gesto di denuncia e di protesta nei confronti dei magistrati della Procura di Monza che coordinano un'inchiesta del Nas dei carabinieri.

Turbato dalla notizia del suicidio, il procuratore di Monza, Corrado Carnevali, ha difeso la sua indagine. Magistratura miope? "Ormai – ha sostenuto - dicono tutti così. Siamo profondamente dispiaciuti. Ma non c'è purtroppo altro da commentare". Alle parole del procuratore ha replicato il viceministro della Giustizia Enrico Costa: "Di fronte a questo tragico gesto che mi ha profondamente turbato, spero che le parole riportate come pronunciate dal procuratore, non siano state riportate in modo corretto, perché diversamente sarebbero parole fuori luogo".

Il Procuratore Capo di Monza Corrado Carnevali si è detto ''sorpreso'' per le parole del viceministro della Giustizia Enrico Costa. "Ho espresso il mio dispiacere per la scomparsa del medico genovese - ha detto Carnevali - Le mie parole forse sono state travisate perchè si riferivano alla ormai presa di posizione continua contro la magistratura, di cui mi dispiaccio. Il lavoro dei magistrati è quello di fare indagini, sono i giudici poi a decidere i provvedimenti di custodia''. ''Comprendiamo - ha aggiunto - che una vicenda giudiziaria possa sconvolgere una famiglia, ma sono rimasto sorpreso delle parole del Viceministro. Se ci fossimo sentiti, avrei avuto modo di spiegarglielo".