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Il leader dei radicali, Marco Pannella, dopo la condanna inflitta all'Italia dalla Corte di Strasburgo per tortura, ribadisce che "è essenziale una mobilitazione massima contro questa situazione di infamia nella quale l'Italia si trova". E annuncia uno sciopero della sete "affinché venga giudicata la realtà italiana di fronte alla quale, in merito alla tutela dei diritti e al funzionamento della giustizia, i fascisti si metterebbero a sghignazzare. La nostra - dice Pannella - è una lotta che vogliamo condurre con e non contro il presidente Mattarella. Se non ci fosse la giurisdizione europea ma solo il Parlamento italiano, avremmo una situazione peggio che fascista, infame ed infamante".

"Questa è una macchia indelebile sul volto del nostro Paese e di quelle classi dirigenti che consentirono un uso arbitrario delle Forze dell'ordine in operazioni al di fuori della legalità e dei principi di uno stato democratico", ha detto il leader di Sel e presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, commentando a Bari con i giornalisti la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. "Già la giustizia penale - ha detto Vendola - si è espressa riconoscendo che a Genova ci furono violenze inaudite ed episodi di tortura. Per anni è stato impedito all'Italia d'inserire nel codice penale il reato di tortura. Ora al sentimento di vergogna che si prova per questa sanzione così autorevole non possiamo che aggiungere l'auspicio che la Camera completi nei prossimi giorni il percorso legislativo che porterà all'introduzione nella legislazione penale italiana del reato di tortura".

"La sentenza della Corte europea dei diritti umani conferma autorevolmente una verità nota da tempo ed emersa anche nei processi italiani: fu tortura. Quanto accaduto alla Diaz e alla caserma di Bolzaneto in occasione del G8 del 2001 è indegno di un paese civile. La verità deve cauterizzare una ferita ancora aperta e bisogna lavorare perché fatti simili non si ripetano mai più", afferma Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, commenta la condanna dell'Italia da parte della Corte di Strasburgo per i fatti del G8 di Genova.

La sentenza riapre una ferita mai sanata e "lo fa per dire che in quei giorni a Genova una catena di ordini e responsabilità improprie causò violenze inaudite provocando vittime tra i manifestanti e trascinando nel fango le forze dell'ordine protagoniste di tanta inumana brutalità. Una moderna democrazia europea non può permettersi di rimanere indifferente", spiega Emanuele Fiano, capogruppo Commissione Affari Costituzionali, Camera dei Deputati e membro della segreteria nazionale del Partito Democratico.

"A distanza di 15 anni dal G8 di Genova, arriva dalla Corte europea dei diritti umani una sentenza di condanna per l'Italia che non può certo destare meraviglia. Ciò che avvenne a Bolzaneto e alla Diaz fu davvero qualcosa di inumano e degradante. E l'aggravante è che i reati per lesioni commessi dalle forze dell'ordine sono stati tutti prescritti, perché nel nostro Paese ancora non esiste una legge che contempli il reato di tortura". Così la presidente del Gruppo Misto. Sel Loredana De Petris il senatore di Sel Peppe De Cristofaro ha commentano la sentenza della Corte europea. "Per ora c'è la proposta di legge - proseguono i senatori di Sel - ma è all'esame del Parlamento da ben due anni e aspettiamo che sia approvata anche quella relativa ai numeri identificativi per i rappresentanti delle forze dell'ordine". "Ora, dopo questa sentenza, Governo e Maggioranza saranno almeno obbligati a fare presto e ad adeguare il nostro ordinamento alla Convenzione contro la tortura, così da punire l'abuso di autorità nei confronti di persone arrestate o detenute, per difendere i diritti umani di tutte e di tutti".