porti e logistica

Riforma, investimenti, privatizzazioni: tante le questioni in sospeso
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Le dimissioni di Maurizio Lupi, l’addio anticipato di Luigi Merlo dalla guida dell’Autorità portuale, il caos interno al Pd sulla riforma dei porti: se non è la tempesta perfetta, poco ci manca. Ma forse il rischio più imminente per la portualità italiana, e ancora di più per il porto di Genova, è quello della bonaccia. Partiamo da Roma: l’addio di Lupi lascia in sospeso l’iter della riforma della legge 84/94.

Una strada sulla quale il governo aveva bypassato le Camere, dimenticando che una bozza di riforma, il DDL 370 dell’aprile 2013, sta continuando il suo iter in commissione al Senato. Un decisionismo, quello dell’esecutivo, viziato dalle lotte interne al Pd, dalle pressioni incrociate, dalle resistenze dei piccoli porti e dalle fughe in avanti di altri ministeri (vedere al capitolo “liberalizzazioni”, con il DDL Guidi che a febbraio ha fatto scoppiare il putiferio nei porti italiani). Lupi ha lasciato il ministero, ma per ora delle riforma non c’è traccia. Restano le 160 pagine del piano strategico della portualità, per ora un libro delle buone intenzioni. Se il governo avesse fatto lavorare il parlamento, ora ci sarebbe una riforma. Così non è stato.

Una situazione di stallo che si somma alle preoccupazioni genovesi, con le imminenti dimissioni del presidente dell’Autorità portuale Luigi Merlo. Le aveva annunciate in caso la moglie Raffaella Paita fosse stata eletta, in realtà ormai si parla di un addio prima del voto. Nella comunità portuale si fa strada il timore del commissariamento e del conseguente, prevedibile, immobilismo.

“E’ una prospettiva concreta, che mi fa paura – dice Piero Lazzeri, presidente di Fedespedi – Con l’uscita di Merlo si entra nel balletto delle nomine, senza neppure sapere se ci sarà una struttura ministeriale come quella attuale o un ministero “spacchettato”, che pure auspichiamo da tempo, con la possibilità di una zona grigia. Non ce lo meriteremmo, il porto di Genova è un motore che ha bisogno di tutto tranne che di un’empasse. Certo, fare una nomina in queste condizioni non sarà semplice”.

“Il rischio di immobilismo c’è - ammette Augusto Cosulich, armatore e rappresentante in Italia del gruppo cinese Cosco e di quello turco Arkas – L’Autorità portuale rischia di essere stagnante a livello progettuale, queste dimissioni preoccupano un po’ tutti. Un commissariamento porterebbe dei tapulli, non le decisioni di cui c’è bisogno. Eppure ci sarebbero tante questioni cui dare risposta: dragaggi, lavori nei terminal, sicurezza, entrata nel porto, futuro della Fiera, riparazioni navali, yacht club, area Italsider, cessione dell’aeroporto.

Chiunque venisse a fare il Commissario ci metterebbe mesi prima di prendere consapevolezza delle varie questioni”. L’addio anticipato di Merlo, per Cosulich, potrebbe avere un solo possibile vantaggio: “Sarei contento se andasse a fare il viceministro del mare, sarebbe un segnale importante”. Un parere condiviso da Piero Lazzeri: “Merlo è un nome che dovrebbe essere preso in considerazione dal governo, pur essendo nato come figura politica conosce la materia portuale come pochi in Italia”.

Luigi Merlo al ministero dei trasporti? Per ora uno scenario possibile, ma le certezze sono altre. Prima tra tutte quella dello stallo della riforma del governo, mentre il testo di legge promosso dal Parlamento resta nelle secche dove lo hanno portato l’esecutivo e le lotte interne al Pd. Quanto alla nave “Genova”, il rischio è che un commissario al timone preferisca fare rotta su mari calmi piuttosto che impegnarsi in viaggi più arditi.

Dalla tempesta alla bonaccia: forse la prospettiva peggiore per una realtà che ha bisogno di decisioni e risposte chiare, non certo di un comandante che spenga le macchine e la faccia andare alla deriva.