cronaca

In manette anche un dirigente del MIT
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Appalti sulla Tav, blitz delle forze dell'ordine con cento perquisizioni e  quattro arresti all'alba di questa mattina. Nel mirino gli appalti sull'alta velocità ferroviaria Torino-Lione.

Tra gli arrestati anche  Ettore Incalza, dirigente al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, e l’imprenditore Stefano Perotti. Gli altri due sono Sandro Pacella e Francesco Cavallo.  In tutto gli indagati sarebbero 50. Tra questi anche l’ex eurodeputato Vito Bonsignore.

Agli indagati, tra cui ci sarebbero anche dei politici, vengono contestati i reati di corruzione induzione indebita, turbata liberta' degli incanti ed altri delitti contro la Pa.

Tutte le principali Grandi opere - in particolare gli appalti relativi alla Tav ed anche alcuni riguardanti l'Expo, ma non solo - sarebbero state oggetto di un "articolato sistema corruttivo che coinvolgeva dirigenti pubblici, società aggiudicatarie degli appalti ed imprese esecutrici dei lavori".

Le indagini sono coordinate dalla procura di Firenze, perché - sempre secondo quanto è stato possibile apprendere - tutto è partito dagli appalti per l'Alta velocità nel nodo fiorentino e per il sotto-attraversamento della città. Da lì l'inchiesta si è allargata a tutte le più importanti tratte dell'Alta velocità del centro-nord Italia ed a una lunga serie di appalti relativi ad altri Grandi Opere, compresi alcuni relativi all'Expo.

I carabinieri del Ros hanno eseguito decine di perquisizioni nei domicili degli indagati e anche negli uffici di diverse società tra cui Rfi e Anas international Enterprise. In primo piano nell'indagine, i rapporti tra il manager dei lavori pubblici Ercole Incalza e l'imprenditore Stefano Perotti cui sarebbero state affidate nel tempo la progettazione e la direzione dei lavori di diverse grandi opere in ambito autostradale e ferroviario, dietro compenso.

Secondo l'accusa sarebbe stato proprio Incalza - definito "potentissimo dirigente" del ministero dei Lavori Pubblici, dove è rimasto per 14 anni, attraversando sette governi, fino all'attuale - il principale artefice del "sistema corruttivo" scoperto dalla procura di Firenze. Sarebbe stato lui, in particolare, in qualità di 'dominus' della Struttura tecnica di missione del ministero dei Lavori pubblici, ad organizzare l'illecita gestione degli appalti delle Grandi opere, con il diretto contributo di Perotti, cui veniva spesso affidata la direzione dei lavori degli appalti incriminati. Riguardo agli altri due arrestati, Pacella è un funzionario del ministero, stretto collaboratore di Incalza, così come gravitava nell'ambito del dicastero anche Cavallo, presidente del Cda di Centostazioni Spa, società del gruppo Ferrovie dello Stato.


GLI SVILUPPI- Emerge anche un rapporto poco trasparente tra il Ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi e l'imprenditore Stefano Perotti, uno dei principali indagati dell'inchiesta "Sistema" sugli appalti per le Grandi Opere condotta dalla Procura di Firenze e dal Ros. "Effettivamente, Perotti ha procurato degli incarichi di lavoro a Luca Lupi", figlio del ministro, scrive il gip di Firenze nell'ordinanza di custodia cautelare per i quattro arrestati.

Tra le carte dell'inchiesta vi sono anche alcune intercettazioni in cui uno degli indagati, Giulio Burchi, racconta a Massimo Averardi, dirigente Anas: "Ho visto Perotti l'altro giorno, tu sai che Perotti e il ministro non sono intimi, di più. Perchè lui ha assunto anche il figlio, per star sicuro che non mancasse qualche incarico di direzione lavori, siccome ne ha solo 17, glieli hanno contati, ha assunto anche il figlio di Lupi, no?".

E in un'altra occasione, sempre Burchi ad Averardi: "Il nostro Perotti ha vinto anche la gara, che ha fatto un ribasso pazzesco, anche il nuovo palazzo dell'Eni a San Donato e c'ha quattro giovani ingegneri, e sai uno come si chiama? Un giovane ingegnere neolaureato, Lupi, ma guarda i casi della vita".

Spuntano anche costosi regali che gli arrestati avrebbero fatto al ministro Lupi e ai suoi familiari, secondo quanto si legge sempre nell'ordinanza del gip. Un vestito sartoriale donato al Ministro dall'imprenditore Franco Cavallo, uno dei quattro arrestati, che secondo gli inquirenti aveva uno "stretto legame" con Lupi. Al figlio Luca, invece, dai coniugi Perotti sarebbe stato donato un orologio Rolex in occasione della laurea, dal valore di circa 10.350 mila euro. Cavallo in questo caso avrebbe fatto da tramite.

SPUNTA GENOVA NELLA VERSIONE DEL MINISTRO - Secondo il ministro delle infrastrutture, Maurizio Lupi, "Ercole Incalza, era ed è una delle figure tecniche più autorevoli che il nostro Paese abbia sia da un punto di vista dell'esperienza tecnica nazionale che della competenza internazionale, che gli è riconosciuta in tutti i livelli".

Quanto ai presunti favori ricevuti, Lupi spiega: "Non ho mai chiesto all'ingegner Perotti né a chicchessia di far lavorare mio figlio. Non è nel mio costume e sarebbe un comportamento che riterrei profondamente sbagliato". Sul figlio Luca, in una nota precisa che lavora a New York dai primi di marzo: "Si è laureato al Politecnico di Milano nel dicembre 2013 con 110 e lode dopo un periodo di sei mesi presso lo studio americano SOM (Skidmore Owings and Merrill LLP) di San Francisco, dove era stato inviato dal suo professore per la tesi. Appena laureato ha ricevuto un'offerta di lavoro dallo stesso studio per la sede di New York. In attesa del visto per lavorare negli Stati Uniti - prosegue - (un primo visto l'ha ricevuto nel giugno 2014, subito dopo il matrimonio, per ricongiungimento con la moglie che è ricercatrice in Italia e in America), ha lavorato da febbraio 2014 a febbraio 2015 presso lo studio Mor di Genova con un contratto a partita Iva per un corrispettivo di 1.300 euro netti al mese. Nel gennaio 2015 gli è stata reiterata l'offerta dello studio SOM, gli è quindi finalmente arrivato il visto e dai primi di marzo mio figlio lavora a New York". "Ripeto - conclude il ministro -, non ho mai chiesto nulla a nessuno per il suo lavoro, mi sembra, inoltre, dato il suo curriculum di studi, che non ne avesse bisogno".