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C’è un treno che verrà, forse. Lo chiamano Tav. Attraverserà anche parte d’alta Valpolcevera e qualche chilometro di Ronco Scrivia. Scatena le urla dei favorevoli e quelle dei contrari, tutti ad accapigliarsi.

C’è poi un altro treno che non ritornerà, forse. Lo chiamano il trenino di Casella. E potrebbe essere quello della concordia, incarnando i valori per i quali tutti dicono di battersi: ambiente, riscoperta del territorio, valorizzazione dell’esistente. Metterebbe assieme questi ideali con potenziali visioni di business e promozione. Tutto senza ferite.

La triste verità però è che per la sua salvezza non combatte nessuno. Anzi, nessuno neanche fiata. Giorno dopo giorno, il trenino viaggia verso la morte in mezzo a un assordante silenzio politico e popolare. Dopo infinite promesse non mantenute sui tempi di riavvio del servizio, l’accoppiata Regione – Amt adesso parla di ripristino nell’ultima parte dell’anno. Traduzione: un’altra estate senza la ferrovia.

La colpa? Dell’alluvione, ovviamente. Mica la mancanza di volontà. Livio Ravera è il presidente di Amt che gestisce il servizio: “La nostra volontà è quella di rimettere in marcia il treno, la Regione ci paga puntualmente e su questo fronte non siamo in perdita. Le frane d’autunno hanno reso l’impresa difficile”.

Certo, Amt sconta una situazione genovese esplosiva. Ma allora si dica chiaramente che il trenino è morto. L’agonia risulta peggiore. “Fa tristezza essere presi in giro e fa male ai commercianti specie nell’anno di Expo. Recentemente lo chef Gianfranco Vissani è salito in paese per gustare i nostri salami, giudicava inconcepibile non sfruttare questa risorsa. Non solo lui. Ancora una volta, le nostre sagre primaverili saranno ridimensionate” rivela Armando Sanna, sindaco di Sant’Olcese.

Se l’assessore regionale Enrico Vesco rimane fra i taciturni, a farsi scappare la verità è proprio Ravera: “Prima o poi qualcuno si chiederà se questa linea ha ancora senso”. E quando sorgono di questi interrogativi, la risposta già la conoscono tutti. Ma arriverà dopo la fatidica metà di maggio. Prima continuerà il silenzio, perché deve passare il treno elettorale. Quello anche nell’entroterra fa tutte le fermate. Ma non fa servizio, raccoglie solo voti.