cronaca

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Scatta la tregua, ma fra colpi di cannone e scambi di accuse. I combattimenti tra l'esercito di Kiev e le milizie filorusse dell'est ucraino sono continuati più intensi che mai, per guadagnare gli ultimi lembi di terra in località strategiche come l'area di Debaltsevo e Mariupol, sino a poco prima dell'entrata in vigore del cessate il fuoco: scattata formalmente alla mezzanotte locale (le 23 in Italia), come previsto dai recenti accordi di Minsk 2.

E dopo la prima notte sembra sostanzialmente tenere il cessate il fuoco nell'est ucraino previsto dagli accordi di Minsk-2 negoziati da Putin, Poroshenko, Merkel e Hollande nella capitale bielorussa. Residenti e inviati nei luoghi più caldi del conflitto, come Debaltsevo, Donetsk e Mariupol, hanno segnalato qualche raffica di arma automatica ma non colpi di artiglieria. Eduard Basurin, portavoce del ministero della difesa dell'autoproclamata repubblica di Donetsk, ha denunciato che l'esercito ucraino ''ha violato la tregua e che i civili continuano ad essere uccisi in località popolate'' ma non ha fornito dettagli, limitandosi a dire che i miliziani ''hanno risposto selettivamente al fuoco nemico dei nazionalisti e dei sabotatori di Kiev''. Svyatoslav Tsegolko, portavoce della presidenza ucraina, ha scritto invece su Facebook che ''le prime ore sono molto importanti'' ma che ''e' troppo presto per trarre conclusioni''.

La vigilia è stata avvelenata pure dall'escalation di recriminazioni e sospetti: il presidente ucraino Petro Poroshenko si è richiamato alle informazioni dei suoi partner occidentali per denunciare non solo la presenza di artiglieria russa a Debaltsevo ma anche la concentrazione di nuove forniture belliche russe al confine, mentre Mosca si diceva ''fortemente preoccupata'' dai tentativi di Kiev e dell'Occidente di ''distorcere'' gli accordi di Minsk 2 e di "mettere in dubbio l'applicazione delle disposizioni del documento".

Poroshenko ha avuto poi una conference call con Angela Merkel e Francois Hollande, con cui ha condiviso la "preoccupazione per la situazione a Debaltsevo'' - ribadita fino a dopo l'inizio ufficiale della tregua - e l'appello a tutte le parti, ''inclusa la Russia'', a rispettare i loro impegni. Il Cremlino ha proposto dal canto suo di suggellare gli accordi di Minsk con il sostegno del consiglio di sicurezza dell'Onu dove ha presentato una bozza di risoluzione. Mentre più tardi anche Vladimir Putin ha sentito Merkel e Hollande per ribadire l'impegno per il rispetto delle intese e fissare per domenica una conversazione a quattro, allargata a Petro Poroshenko, destinata a fare il punto sul cessate il fuoco.

Poroshenko si è detto in ogni modo pronto a introdurre la legge marziale in caso di fallimento della tregua e intanto si è rivolto a Barack Obama: i due leader hanno raggiunto per telefono un accordo ''sull'ulteriore coordinamento degli sforzi in caso di escalation'' del conflitto, come ha riferito da Kiev il portavoce Svyatoslav Tseholko e ha più tardi confermato la Casa Bianca. Poi, alla mezzanotte locale, il presidente ucraino si è presentato in uniforme in diretta tv per ufficializzare l'ordine di cessate il fuoco ai suoi, ma anche per ammonire che si tratta "dell'ultima chance per una soluzione pacifica" del conflitto nel Donbass. Avvertendo che Mosca dovrà mostrare la "volontà politica" di confermarsi garante delle intese di Minsk. Per tutta la giornata di sabato entrambi i contendenti hanno continuato d'altronde a sparare.

Il fronte più caldo resta quello di Debaltsevo, strategico nodo ferroviario tra Donetsk e Lugansk, le due roccaforti separatiste. ''La città è in fiamme'', ha fatto sapere il capo della polizia regionale (filo Kiev) di Donetsk, Viacesclav Abroskin, accusando i filorussi di ''distruggere Debalstevo'' colpendo case ed edifici pubblici. Anche l'esercito ucraino, che ha denunciato 120 attacchi in 24 ore, ha riferito di un ''tentativo di assalto ribelle con lanciarazzi multipli e carri armati'' contro le sue posizioni a sud-est della cittadina. I miliziani non mollano e Zakharcenko ha avvisato che il cessate il fuoco sarà rispettato, ma non vale a Debaltsevo perché gli accordi di Minsk 2 non dicono ''una parola'' al riguardo. Tantomeno, ha aggiunto, saranno lasciati uscire i circa 8000 soldati ucraini accerchiati.

Razzi sono stati sparati fino all'ultimo anche su Artiomovsk, località a 40 km a nord di Debaltsevo controllata dai governativi: colpiti un policlinico e il giardino di un asilo ma senza vittime. A Donetsk, roccaforte dei separatisti, colpi di mortaio di Kiev hanno centrato invece una fermata di bus in pieno centro, vicino alla residenza del capo dell'autoproclamata repubblica locale, Oleksandr Zakharcenko, poco prima di una sua conferenza stampa con i giornalisti: almeno tre persone sono morte e cinque sono rimaste ferite. Scontri intensi pure intorno allo strategico porto di Mariuopol sul mare di Azov, dove Kiev ha intercettato "14 voli di droni nemici".

I volontari del reggimento Azov hanno affermato che la località Shirokine, 10 km a est di Mariupol, è stata ''praticamente distrutta durante un combattimento di artiglieria'' dopo un attacco con carri armati. Il bilancio complessivo delle ultime 24 ore è di altre 14 persone uccise, 8 militari e 6 civili, sullo sfondo di un conflitto che in totale in questi mesi ha provocato la morte sui due fronti di oltre 5.000 persone. Intanto i leader ribelli cantano vittoria e parlano di agonia politica di Kiev, invitando il gruppo di contatto ad avviare il dialogo sulla riforma costituzionale per le regioni dell'est, l'undicesimo dei 13 punti di Minsk. Ma prima bisognerà- vedere se sarà attuato davvero il primo, ossia la tregua. E poi il secondo, il ritiro delle armi pesanti, a partire da martedì-