
Secondo l'indagine, se si guarda ai dati sulla popolazione straniera detenuta "può sembrare - sottolinea Antigone - che ci siano alcune etnie più propense a delinquere rispetto ad altre". I filippini residenti in Italia sono circa 140 mila ma i detenuti sono solo 50 ossia lo 0,3%. A differenza, ad esempio, della comunità albanese che conta 465 mila residenti e ben 2.408 detenuti, il 14% del totale. Tra le altre etnie presenti in carcere su 426.791 residenti marocchini sono 2.955 i reclusi il 16,9% della popolazione detenuta; su 933.354 romeni presenti in Italia i detenuti sono 2.835, il 16,2%.
I reati per i quali gli stranieri sono maggiormente imputati sono quelli a bassa offensività per lo più legati alla droga, alla prostituzione o all'immigrazione. Solo l'1,6% è imputato per associazione a delinquere l'1,6% dei detenuti stranieri.
Sono infine il 34% del totale dei detenuti gli stranieri in attesa di primo giudizio.
L'alfabetizzazione dei reclusi immigrati è molto bassa così come la percentuale delle persone immigrate che fruiscono di una misura alternativa alla detenzione. La religione più diffusa tra gli stranieri in carcere è quella islamica: la professano 5.693 immigrati e 93 italiani.
Il presidente dell'associazione Antigone, Patrizio Gonnella, presentando il volume con i dati, ha anche avanzato la proposta di uno statuto dei diritti dei detenuti stranieri in Italia con nuove norme legislative e regolamentari. La legislazione, secondo Gonnella, è infatti ancora troppo centrata sull'idea di un detenuti tipo che è italiano. Tra le modifiche avanzate da Antigone c'è l'eliminazione dell'espulsione giudiziaria automatica a fine pena per il detenuto straniero, l'espulsione quale misura di sicurezza e il trasferimento del detenuto verso paesi dove vi sia il rischio di tortura o trattamenti inumani.
IL COMMENTO
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