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I lavoratori di Esaote e Oms Ratto oggi in corteo sotto la sede del Comune: l’azienda rilancia il suo piano industriale senza ritocchi sottolineando che prevede investimenti e sviluppo e conferma la volontà di proseguire con tutte le azioni per metterlo in atto.
 
È ancora muro contro muro, fra Esaote e sindacati, in una vertenza che si trascina da mesi senza che la trattativa sia mai davvero iniziata. “L’azienda prende atto con rammarico che non sia stato possibile un definitivo confronto con le istituzioni e le organizzazioni sindacali per raggiungere un accordo fra le parti" spiega Esaote con una nota scritta, spiegando che solo nella tarda serata di lunedì ha appreso del rinvio dell’incontro di martedì al Ministero dello Sviluppo economico.

E prova a rispiegare il piano evidenziando il fatto che prevede investimenti per 62 milioni in due anni "in larga parte per ricerca e sviluppo”, che ha pianificato l’apertura della nuova sede a Erzelli dove trasferire le attuali funzioni di Genova di Esaote e Ebit “consolidando al contempo le attività di ricerca e sviluppo del software ultrasuoni”.

Ma proprio il trasloco, con la collegata trasformazione della destinazione d’uso delle aree della attuale sede da industriale a commerciale, che permetterebbe all’azienda di incassare risorse, porta i lavoratori a Tursi con un corteo iniziato alle 8:30 dalla stazione Principe. I lavoratori chiedono con forza il ripristino della funzione industriale “perché l’azienda non ha mantenuto gli impegni”.

"Serve il coraggio della politica". Questo il messaggio dei lavoratori di Esaote e OMS Ratto che, dopo il corteo sono stati ricevuti a Tursi dal vice sindaco Stefano Bernini e dall'Assessore alle attività Produttive Frnacesco Oddone.

"Da due settimane i lavoratori sono fermi tra scioperi e contratti di solidarietà - spiega Ivano Mortola, delegato di Fiom Cgil per OMS Ratto - da sei mesi aspettiamo una risposta certa e definitiva da parte della politica e nonostante le promesse non è stato fatto niente. I tempi della politica e le titubanze del Comune non hanno portato a nulla di fatto mentre in concreto, in azienda, ci sono 60 lavoratori che rischiano concretamente e a breve il posto di lavoro e che da due mesi non prendano lo stipendio".

I lavoratori, quindi, chiedono date certe per le modifiche del Puc che, facendo tornare le aree a destinazione industriale, possono diventare uno strumento di pressione sull'azienda. "Dopo il comunicato dell'azienda di ieri che, in pratica, dice che tutto è' finito e loro vanno avanti con il piano industriale, noi ribadiamo che non ci sono più possibilità di trattativa - spiega Andrea Baucia, Rsu di Esaote - Il Puc deve variare, e Esaote deve tornare area industriale".

"Se l'azienda vuole mettersi attorno a un tavolo per parlare del merito noi siamo disponibili. Siccome pensiamo che questo non avverrà allora il Puc deve cambiare e le aree tornare industriali". A questo si aggiunge la preoccupazione per le misure già annunciate dalla dirigenza Esaote. "Ieri è stata aperta la mobilità per 60 persone - conclude Baucia - speriamo di poter discutere almeno di questo".