salute e medicina

E sabato 8 novembre a scendere in piazza saranno i medici
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“In Italia abbiamo 30mila infermieri disoccupati e quelli in servizio hanno un’età media di 45/46 anni”. È questo il grido d’allarme lanciato a Primocanale.it da Mauro Ferrero, segretario di Nursind Liguria. “Considerando le condizioni, la partecipazione è stata ottima. La piazza era piena e sono venuti giù dei parlamentari per discutere. Adesso i vertici del nostro sindacato stanno lasciando alcune indicazioni su possibili modifiche al Def. ”, ha detto Ferrero.

Tagli lineari e scarsa assistenza al territorio: questi i problemi principali della Liguria per Ferrero. “La Liguria è una regione con un tasso di anzianità molto alto. In questi anni sono stati fatti dei tagli ma non si è investito sui reparti d’eccellenza. I risparmi non sono stati reinvestiti. Nell’imperiese si sta investendo tutto su Sanremo, mentre restano scoperte tre vallate. Stessi problemi si hanno nel savonese e nel genovese”.

Sullo sciopero dei medici del prossimo 8 novembre e su quali siano le strategie da adottare, il segretario ligure della Nursind non ha dubbi: “I medici iniziano a sentire solo adesso i problemi che gli infermieri hanno da 15/20 anni. C’è tutto un grande ragionamento da fare sulla medicina generale. Oggi i medici di famiglia sembrano quasi dei ragionieri. Bisogna attivare risorse che non vengono sfruttate. I medici di famiglia possono essere coloro che danno l’assistenza sul territorio”.


"Adesioni oltre le aspettative" e "probabili disagi negli ospedali" sono attesi oggi per lo sciopero degli infermieri
che fa da apripista a un autunno caldo nella Sanità, dove, ad alimentare il malcontento dovuto al blocco del 'turn over' e degli stipendi, si aggiungono anche le notizie dei nuovi tagli previsti per il settore. "Prelievi, radiologie, esami diagnostici e interventi chirurgici programmati e non urgenti rischiano di slittare lunedì", spiega Andrea Bottega, segretario del sindacato degli infermieri Nursind, che ha indetto la mobilitazione a cui sono stati invitati a partecipare anche altri lavoratori del comparto. "Il personale presente sarà tenuto a svolgere le attività pertinenti al proprio profilo e le sole prestazioni indispensabili relative all'assistenza sanitaria d'urgenza", ricorda Bottega, sottolineando che "le aziende hanno provveduto in ritardo ad organizzare il contingentamento minimo del personale".

Al centro della protesta la mancanza di attenzione nei confronti di una categoria "sempre in prima linea nell'accogliere e assistere i malati acuti, cronici e fragili", ma che da anni ormai viene sottoposta ad una "mole di lavoro ingestibile e a salari inadeguati, a danno della qualità dell'assistenza offerta", spiega il segretario del Nursind. La piattaforma che rivendica lo sciopero vede infatti al primo punto la fine del blocco del 'turn over', che "non permettendo il ricambio generazionale per sostituire chi va in pensione, di fatto si traduce in orari e turni massacranti". Gli infermieri sono infatti sempre meno, mentre "sempre più sono quelli disoccupati, specie tra i giovani, circa 25mila".

A fronte del superlavoro, il blocco contrattuale in corso da 5 anni, non permette l'adeguamento dello stipendio al costo della vita
. A questo si unisce il malcontento per una Legge di Stabilità che prevede un taglio agli sprechi, ma "rischia di penalizzare i sistemi di garanzia dei Livelli essenziali di assistenza". Volantinaggio e presidi fuori dagli ospedali per spiegare ai cittadini il malcontento della categoria e il rischio che corre il Sistema Sanitario Nazionale, saranno accompagnate da un sit-in davanti a Montecitorio.

E sabato 8 novembre a scendere in piazza saranno anche i medici che parteciperanno alla manifestazione nazionale dei lavoratori pubblici di Cgil, Cisl e Uil. Dare "una risposta vera ai 10mila medici precari", "rinnovo del contratto" e "un'appropriata normativa sulla responsabilità professionale" per evitare che in tempi di 'spending review' si sprechino 10 miliardi per la medicina difensiva sono le principali richieste della categoria al Governo, come chiarisce la Cgil Funzione Pubblica in una nota. Ma a fare da collante al malcontento, anche in questo caso, è una Legge di stabilità in cui "nulla è previsto per i medici e gli operatori precari della sanità, nonostante garantiscano quotidianamente le prestazioni essenziali ai cittadini, a partire dalle urgenze". Serve, concludono, una vera "riorganizzazione del Servizio sanitario nazionale, per evitare ulteriori insostenibili tagli".