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Colpiti 43 comuni in provincia di Genova e 4 nella Val di Vara
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A una settimana esatta dalla catastrofe, la richiesta dello stato di emergenza per l'alluvione di Genova è stata inviata al Governo dalla Giunta regionale ligure. Più volte invocata dal sindaco di Genova Marco Doria e dai sindaci delle località più colpite dell'entroterra, la Regione ha chiesto al governo la dichiarazione di stato d'emergenza per Genova e i comuni vicini.

In Piemonte il presidente della Regione Sergio Chiamparino, che martedì scorso ha fatto subito un sopralluogo nelle zone alluvionate dell'Alessandrino, facendo sentire la sua presenza e quella delle istituzioni al fianco di chi ha subito danni, aveva già annunciato che avrebbe chiesto lo stato di emergenza

Da una prima ricognizione in Liguria sono stati registrati danni per 250 milioni di euro per la parte pubblica. Sul fronte privato "entro l'anno verranno risarciti parte dei danni alle imprese sotto ai 40 mila euro con un fondo di 20 milioni di euro", fanno sapere da piazza De Ferrari. 

I comuni colpiti sono 43 in provincia di Genova e 4 della Val di Vara nello spezzino.
Dalle prime stime, tra i 250 milioni di euro di danni almeno 60 riguardano somme urgenze e di questi 25 emergenze nella città di Genova. 

Intanto la Regione Liguria ha chiesto all’IIT di Genova un supporto per individuare quelle realtà internazionali più avanzate in fatto di previsioni meteo in grado di leggere i cambiamenti anche climatici. E si fanno le prime ammissioni: “C’è stata una generale sottostima del fenomeno – ha detto Claudio Montaldo, assessore con delega all'Arpal –, per questo metto comunque a disposizione dei consiglieri regionali  tutta la documentazione trasmessa da Arpal. A livello italiano il nostro sistema di previsione ha dimostrato la sua limitatezza insieme anche a quelli di Toscana ed Emilia, visto quanto accaduto in Maremma e a Parma e comunque non solo il nostro modello aveva previsto un’attenzione dei fenomeni dalle 18 di giovedì scorso, ma anche altri e questo ha comportato un adeguamento alle previsione da parte di chi doveva dare l’allerta”.

Infine Montaldo ha ammesso che “di fronte ad un errore è corretto interrogarsi su un’eventuale modifica dei modelli”.