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Paita all'angolo tra gaffe e inciampi verbali
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Federico Berruti in camicia bianca d’ordinanza renziana. Ma più che sull’immagine, punta sui contenuti. E snocciola due cifre importanti. La prima: “Anche  non muovere nulla, se solo si superasse l’attuale isolamento, il Pil della Liguria crescerebbe dal 2 al 4%”. La seconda: “Per il turismo la Regione spende 10 milioni, il 2 per mille suo bilancio, sebbene sia un comparto economico cruciale. Per il solo  funzionamento del consiglio regionale, la spesa è due volte e mezza superiore, cioè 25 milioni. Si può dire che così non va?”.


Alberto Villa è la sorpresa della serata. Lucido, puntuale, incalzante. Gli altri candidati dovranno farci i conti davvero, perché la sua non risulterà solo una candidatura “di bandiera”.


Poi c’è il convitato di pietra, Andrea Orlando, ministro della Giustizia. Non si sa se davvero sarà della contesa, ma la sua ombra si allunga sulle primarie e resterà fino a che il nodo non sarà sciolto.


Infine Raffaella Paita. L’aggressività è quella di sempre, il tentativo di blandire la platea anche. Ma incappa, come vedremo, in alcune gaffe e nel finale, all’insegna di una tensione crescente che probabilmente deriva dal sentirsi accerchiata, inciampa persino nella parole, arrivando a dire “io non ho idee”. Ovviamente il concetto che voleva esprimere era esattamente contrario, ma la foga può giocare brutti scherzi.


Il dibattito di ieri sera alla Festa dell’Unità di Genova fra i tre candidati del Pd alle primarie si è dipanato lungo questo canovaccio. Ma ripercorriamolo nei suoi momenti salienti.
Il tema che accende subito gli animi è quello delle infrastrutture. “Il programma è lo stesso di cinque anni fa, dobbiamo ancora fare le stesse cose che occorrono alla Regione: terzo valico, gronda, raddoppio del ponente e via dicendo”. Federico Berruti non perde tempo e incalza Raffaella Paita che, nei panni di assessore uscente (proprio alle infrastrutture) prova a difendersi parlando di anni storici per la Liguria perché “sono stati aperti i cantieri del terzo valico” e perché a breve “si aprirà la conferenza dei servizi sulla gronda”.

Si scalda così l’outsider Alberto Villa: “Anni storici? Allora vivo da un'altra parte. Si va a Roma per chiedere infrastrutture e poi si litiga come in un pollaio. Si fa confusione e si chiede la gronda, ma anche il tunnel della Fontanabuona. E la Pontremolese invece viene dimenticata”.

Gli affondi di Berruti (con uno stile più inglese) e quelli di Villa (che sfrutta al meglio il ruolo di terzo incomodo) vanno avanti e mettono all’angolo Raffaella Paita su quanto non è stato fatto dalla Regione Liguria negli ultimi anni, in particolare sul turismo:

“Ci siamo dimenticati l’industria del divertimento – attacca Villa - E pensiamo solo al turismo della terza età, ma se non investiamo sui giovani siamo finiti”.

Berruti rincara la dose: “La legge sul turismo è da rifare, i sistemi turistici locali non si capisce a cosa servono, o meglio si capisce: non servono a nulla. E sul turismo si investe poco: il due per mille del bilancio della Regione: le spese per il consiglio regionale sono due volte e mezza”.

Raffaella Paita accusa il colpo: “Il gioco è chiaro: qui c’è chi sfascia, come se fosse del Movimento 5 Stelle”.

Dal pubblico della Festa dell’Unità si alza un coro di disapprovazione per la frase dell'assessore.

Quando per il turismo ligure Paita propone gli hotel de charme, tra gli stend di quelli che una volta erano i comunisti, le proteste si trasformano in sorrisi sarcastici. E Villa ribatte: “Altro che Charme, puntiamo su voli low cost e strutture ricettive low cost e gli immobili dismessi trasformiamoli in case della creatività”.

Toni ancora accesi sul progetto Erzelli: Paita rilancia il piano B: “L’Università ha perso tempo. Non si può più aspettare, i poteri, le élite di Genova hanno bloccato tutto. Guardate cosa è successo con la banca di Genova, serve uno choc creativo”.

“Veramente la banca era favorevole al progetto Erzelli e si è anche esposta, come altri non avrebbero fatto” ricorda Berruti. Valutiamo se a Erzelli si può fare l’ospedale del ponente, piuttosto”. E Villa: “Serve anche un grande centro per le dipendenze”.

“Idee stantie” le definisce Paita. E Berruti: “Sarà un’idea stantia, ma guarda che lo studio sull’ospedale del ponente lo ha commissionato la Regione Liguria”.

Si parla anche dei rapporti con i comuni. E’ Berruti a lanciare la proposta di progetti su misura per gli enti locali che non riescono a contenere i costi, ma la qualità dei servizi invece si riduce: “La Regione deve iniziare a sburocratizzare”.

Paita esalta il lavoro fatto sui territori: “Abbiamo girato per la Liguria, abbiamo incontrato gente, amministratori”. Villa la stronca: “E’ questo il problema: la Regione ha compiti legislativi, non deve inaugurare cento marciapiedi, ma andare di più a Bruxelles per capire come si ottengono i fondi europei”. L’assessore uscente si difende: “Per quello abbiamo messo al primo posto i fondi per contrastare il dissesto idrogeologico”. E Berruti: “Sarà una priorità, ma per la difesa del suolo i fondi stanziati sono pochissimi, nei fatti valgono quanto le consulenze per gestire i fondi europei”. Villa è lanciatissimo: "Se vado io a De Ferrari vedrete come rivolto la Liguria".

Sulla sanità Paita punta il dito ancora sulla giunta Biasotti e sul centro destra, che ha finito la sua esperienza 10 anni fa: “Abbiamo ereditato conti disastrosi, ricordiamoci che il nostro nemico è Biasotti". E salva con riserva Montaldo: “Sicuramente ha fatto errori come tutti noi, ma il suo impegno va rimarcato per le difficoltà che ha dovuto affrontare”.

“Difficoltà legate alla politica troppo presente nella sanità – incalza Berruti che propone una unica Asl regionale per gestire la sanità. Qui le Asl pensano alle primarie, non ai primari"

Si conclude con gli appelli al voto, tra banalità e sorrisi di cortesia: “Una serata indimenticabile” condividono i tre. Poi le ultime stoccate:

Raffaella Paita sente il dovere di replicare all’ombra di Andrea Orlando che aleggia sulla festa del PD, come candidato dell'ultimo momento: “Non sono intescambiabile, non mi ritiro neanche se arriva Godot”.

"Nessuno è intercambiabile, prometto che non vi deluderò per il decennio 2015-2025", ha detto Villa accusando Paita di essere una esponente di palazzo": "Ti ha candidata Burlando, fai parte del suo sistema di potere. Serve un ricambio, dobbiamo aprirci ai giovani, basta a un sistema di potere che non porta sviluppo".

E Berruti: "Tre anni fa decisi quasi da solo di sostenere Renzi, oggi voglio trovate un'identità alla Liguria, voglio attaccarla a un Nord che riparte, serve un ciclo nuovo di governo della Regione, dobbiamo intraprendere una nuova strada tracciata da un potere più lieve e strategico".