
Letta ne ha preso atto e con un comunicato, a pochi minuti dalla votazione, ha annunciato la sua salita al Quirinale, nella giornata di venerdì, per rassegnare le dimissioni nelle mani del presidente Napolitano. L'annuncio ufficiale è arrivato alle 18.14.
La relazione di Renzi è stata accolta senza particolari scossoni dall'assemblea piddina. Gianni Cuperlo, principale avversario del sindaco alle primarie, ha preso atto della richiesta del leader e ha chiesto, senza risultato, di soprassedere sul voto, adeguandosi poi alla posizione della maggioranza. Il capogruppo al Senato, Luigi Zanda, ha invece subito avallato la linea di Renzi parlando di una «accelerazione necessaria» e auspicando un nuovo esecutivo "che abbia la possibilità di durare e governare per l'intera legislatura". Favorevole anche il capogruppo dei deputati, Roberto Speranza, secondo cui "la grande famiglia del Pd mette sulle sue spalle senza infingimenti la grande sfida delle riforme e del cambiamento del Paese. Questo partito è l'unico che può veramente provare a cambiare l'Italia". Solo Pippo Civati , tra i big del partito, è in controtendenza: "I dubbi sulle larghe intese restano. Non capisco perché cambiare il premier dovrebbe cambiare qualcosa". Ergo: voto contrario, ma la sua posizione è rimasta quasi isolata. Alcuni esponenti lettiani hanno invece deciso di lasciare la sala per non prendere parte alla votazione.
Questo governo "viene fatto cadere in esito allo scontro interno al Pd". Così il leader di Ncd, Angelino Alfano, in conferenza stampa. Se nel nuovo esecutivo "non si avranno le condizioni politiche per far valere le nostre istanze noi diremo no alla nascita del nuovo governo". ''Per noi non sarà un governo politico", aggiunge il leader di Ncd. Dopo aver ascoltato l'intervento di Matteo Renzi alla Direzione del Pd, Angelino Alfano e i ministri di Ncd (Lupi, Quagliariello e Lorenzin),avevano raggiunto Letta a palazzo Chigi.
IL COMMENTO
Il lavoro al centro della battaglia elettorale, ma Genova non ha bisogno di promesse
Alla politica del futuro di Genova non interessa?