Il pubblico ministero Francesco Pinto ha chiesto il rinvio a giudizio per 23 persone nell'ambito dell'inchiesta sulle bonifiche delle aree dismesse nelle acciaierie Ilva di Cornigliano. Secondo l'accusa, gli indagati avevano messo in piedi un cartello per spartirsi a tavolino gli appalti e i subappalti, per un ammontare di quasi venti milioni di euro, ''falsando - scrive il pm - in maniera consistente il gioco della libera concorrenza''. A quattordici imprenditori viene contestata l'associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d'asta. A capeggiare il trust, secondo gli inquirenti, sarebbe stato Gino Mamone, titolare della Eco.Ge che si occupa di smaltimento di rifiuti. Ma del cartello facevano parte anche i più importanti imprenditori liguri. Coinvolti anche ex politici e amministratori, come Alberto Ghio ex vicesindaco nella giunta Pericu. Il modus operandi era stato concordato a tavolino: il gruppo si era accordato per controllare ribassi e guadagni da presentare alle gare, avendo stabilito prima a chi sarebbe stato assegnato l'appalto. In questo modo, sostengono gli investigatori, avrebbero partecipato tutti alla spartizione dei lavori.
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