
Per Rosso "il fatto è che a rimetterci saranno sempre i pazienti. La legge nazionale, infatti, prevede che i medici di famiglia inviino le ricette in formato elettronico attraverso un programma e una linea telefonica dedicata, con relativi costi a carico dell'ente regionale. Il problema è che per quanto riguarda i secondi studi, quelli che i medici aprono nei posti più disagiati, la Giunta regionale non vuole fornire l'attrezzatura necessaria per adempiere alle norme di legge in materia di ricetta elettronica".
IL COMMENTO
Bravo vescovo Savino! Il referendum come “custode della democrazia”
Nella Genova più "salata" caccia al centro dimagrito