Un manager milanese è stato condannato, dai giudici della Corte di Cassazione, a pagare 7.000 euro per aver sparato al gatto del vicino. La vicenda risale al 2008, quando l'uomo d'affari si trovava a Recco per passare le vacanze estive: sentendosi infastidito dalla presenza dei felini, il businessman imbracciò un fucile ad aria compressa e cominciò a sparare, colpendo un gatto.La difesa sostiene che sia "stato un pallino di piombo sfuggito mentre sparava al tiro a segno", ma la prima sentenza del Tribunale di Genova diede torto al milanese e lo obbligò a un risarcimento di 7.000 euro, con aggravante per condotta aggressiva verso gli animali.
L'imputato decise di impugnare la sentenza, appellandosi alla Corte di Cassazione, ma gli "ermellini" si sono pronunciati a favore del giudice di prima istanza, ribadendo come "non solo il Tribunale ha esplicitato la valutazione di non necessita' della condotta, anche volendosi porre nell'ottica di una reazione dell'imputato a situazione di fastidio, ma ha complessivamente ricostruito il fatto nella prospettiva di una ripetizione di condotte aggressive che hanno in ultimo condotto alla morte di un animale''
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