politica

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 Dunque Andrea Orlando è ministro e la Liguria torna ad avere un suo politico nella squadra di governo, dopo i "fasti" spenti da gaffe e scivoloni del ministro Scajola.


Un giovane del Pd, spezzino, appartenente alla corrente dei cosiddetti "giovani turchi", con Fassina e Orfini, dalla rapida e consolidata carriera di partito. Esperto di problemi della giustizia, è stato mandato come commissario a tirar fuori dalle secche il partito in Campania, compito delicatissimo, poi capolista in Liguria a rappresentare un cambio generazionale deciso, un territorio quello di confine tra Liguria e Toscana, politico silenzioso, poco incline alle battute o alle risate, un duro in qualche modo, dai ragionamenti sottili.


Il dicastero dell'Ambiente sembra scelto a posta per la Liguria, martoriata dalle alluvioni, malridotta anche nei suoi paesaggi più straordinari dalla speculazione, recentemente devastata proprio nelle Cinque Terre così vicine al neo ministro.


Orlando diventerà a questo punto anche un importante punto di riferimento per il partito e la sua posizione "a sinistra" dovrebbe servire a fare da collante nei confronti di quei drappelli di iscritti e militanti infastiditi dalla scelta del Pd di fare un governo con il "nemico" di sempre Silvio Berlusconi che minacciano di lasciare il partito e magari andare a fare un'altra Cosa insieme all'ex ministro Barca e agli ex alleati di Sel.


E con Orlando si dovrà confrontare il governatore Burlando che forse assumerà anche l'incarico di reggente con altri della fase di transizione del Pd. Saranno loro i due punti di riferimento del partito in Liguria a meno di sconquassi imprevedibili. Una diarchia salvo sorprese.