Cronaca

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Un’aggressione violenta, persino brutale, e per il momento inspiegabile. Sono ancora gravi le condizioni di Alice Bianchi, savonese di 23 anni, laureata in scienze della comunicazione a Torino, massacrata in Brasile dove si trovava in servizio civile per un anno come volontaria della Caritas nella fondazione di don Renato Chiera, tra le favelas alla periferia di Rio de Janeiro. Una comunità per tossicodipendenti minorenni.


Ed è stato proprio uno di loro che durante una passeggiata in un bosco nei pressi della sede, l’ha aggredita, gettata a terra e poi colpita brutalmente con un sasso alla testa. Quindi, non contento, avrebbe anche tentato di affogarla in un torrente vicino.
Sono stati altri ragazzi della stessa comunità che sentendola gridare sono corsi sul posto riuscendo a fermare l’aggressore. Forse alla base del gesto, un tentativo di approccio sessuale non ricambiato. Ma è solo una prima ipotesi degli inquirenti.


Alice Bianchi era già stata in Brasile, alcuni anni fa, concluso il liceo e si era innamorata del posto, tanto da decidere di tornarci nello scorso febbraio insieme ad altri tre volontari. Nonostante le sue condizioni, la ragazza è comunque riuscita in ospedale a parlare al telefono con i genitori tranquillizzandoli sul suo stato di salute.