Cronaca

1 minuto e 33 secondi di lettura
Non li abbiamo ancora sentiti, non sappiamo quando rientrano in Italia. Sappiamo solo che sono nella città nigeriana di Bilma: il figlio di uno dei due genovesi che fanno parte del gruppo di 21 europei rapiti dai predoni nella notte di lunedì scorso (19 di loro rilasciati ieri) nel Niger Sud-orientale al confine con il Ciad, sta aspettando di sentire la voce del padre. Penso sia questione di ore - dice Nadir Gibelli, 23 anni, studente universitario, uno dei tre figli di Libero Gibelli, il broker genovese cinquantenne rapito insieme a un altro genovese, Francesco Zannini, 65 anni. Dalla Farnesina sappiamo che sono stati liberati insieme alle loro automobili e hanno raggiunto la città nigeriana di Bilma dove attendono un contingente militare nigeriano che faccia da scorta non so se verso la Tunisia o la Libia. Intanto - aggiunge il giovane - il solo telefono satellitare di cui sono in possesso, quello del tedesco che ha dato l'allarme, funziona male. Insomma non so ancora come torneranno in Italia. Certo, essendoci anche le auto, è difficile che prendano un aereo. Spero solo che tornino a casa al più presto. Il viaggio, iniziato con la partenza da Genova il 31 luglio scorso a bordo di una nave della Grimaldi diretta a Tunisi, prevedeva di concludersi con il rimbarco, sempre dalla capitale tunisina, il 29 di agosto. Ma non sono certo che si rimbarchino lì, afferma Nadir. Allo spirito di avventura del padre Libero, Nadir ha dovuto abituarsi in questi ultimi anni. Alla domanda se il padre si spinge sempre in posti così avventurosi, risponde con un purtroppo sì accompagnato da una risata. L'anno scorso erano andati sempre in Niger, un po' più a Nord. Prima, lui e Zannini, un amico di vecchia data, giravano nei paesi del Nord Africa più tranquilli - racconta - Poi si sono stufati e hanno iniziato a dirigersi nel centro e Sud Africa. (ANSA).