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Lo Spezia capitola in dieci al novantesimo contro la Fiorentina su un'azione di contropiede, dopo aver sbattuto su Terracciano nel primo tempo. La perde, provandola a vincere, durante un'azione in cui aveva portato cinque calciatori in attacco.
"Una partita impostata in maniera opposta rispetto a quella che qualcuno poteva aspettarsi - dice Luca Gotti -. Abbiamo giocato con coraggio e questo ci ha probabilmente tradito in quell'episodio finale. La voglia di non farsi comandare c'è stata anche quando siamo rimasti in dieci".

Il tecnico loda in ogni caso l'applicazione della squadra. "E' stato un singolo momento, ma stavamo gestendo bene gli spazi anche 10 contro 11. Non sono preoccupato, anche se è vero che siamo una squadra che sta pagando oltre il lecito i propri errori. Come l'episodio dell'espulsione, nata forzando un intervento a centrocampo".

Un solo punto nelle ultime cinque partite tengono i liguri poco sopra la zona retrocessione. "Rivedendo le ultime partite, pensare di aver preso zero punti dopo questa prestazione e quella di Salerno, ci obbliga a riconoscere i nostri limiti nelle scelte. Però mi tengo anche tutto quello di buono che il gruppo prova a fare. Di qui in poi proveremo a limare i tanti dettagli che mancano. Non dobbiamo farci male da soli. La squadra lavora nella direzione giusta e prima o poi raccoglierà quanto è dovuto".

La buona notizia è l'intesa tra Nzola e Gyasi che migliora, così come la forma fisica di Ekdal (nella foto). "La mancanza di interdizione in mezzo è un problema che si presenta da tempo e che Bastoni compensava prima dell'infortunio. Ekdal doveva essere sostituito all'84esimo, ma una volta in dieci mi serviva la sua saggezza in campo e così l'ho tenuto. Quando sarà pronto, ci porterà proprio quelle caratteristiche che cerchiamo".

Il Sestri Levante batte il Casale 1-0 al Sivori, nell'11a giornata del girone di andata nel Gruppo A del campionato di Serie D.

Ai "corsari" è bastato un gol di Pane per superare i piemontesi e confermare il primo posto nel raggruppamento, portando a 4 i punti di vantaggio sulla Sanremese, sconfitta in casa dai valdostani del Pont Donnaz Hône Arnad Evançon.

Il recente ritorno di Marco Firenze, esploso in maglia rossoblù nel 2014 e quindi protagonista ad alto livello con le maglie di Crotone, Siena, Venezia, Salernitana e Padova, è il segno che la società sestrina vuole fare tutto il possibile per centrare quella che sarebbe una storica promozione in serie C. La festa al fischio finale (foto gentilmente concessa da "27 settembre 1919") testimonia la forza del legame tra la squadra e la tifoseria, che sogna a occhi aperti.

Non meritava assolutamente di perdere lo Spezia di mister Gotti, sconfitto 2-1 al 90' da una Fiorentina capace di capitalizzare al meglio le occasioni avute. Il match ha visto i gigliati aprire le marcature con un gol da palla inattiva, il pareggio di Nzola per lo Spezia e sul finale il nuovo viola vantaggio con un contropiede che ha sorpreso la retroguardia aquilotta nel finale.

Tanti rimpianti, troppi, per lo Spezia che ha sprecato davvero tantissime occasioni, soprattutto nella prima frazione di gioco, dove, dopo una delle tante occasioni per portarsi in vantaggio, la squadra ospite è passata sugli sviluppi di corner con Milenkovic.
Ma lo Spezia come di consueto nel proprio stadio non si abbatte, reagisce e trova il pari con il solito Mbala Nzola che non sbaglia il tap-in davanti alla porta.

Il secondo tempo è sempre di stampo bianco fino all’espulsione nel finale - su chiamata del VAR - di Nikolaou, che costringe Gotti a togliere Gyasi per inserire Hristov a difesa del risultato.

Succede però che al minuto 90, la squadra di mister Gotti si scopre per un’azione offensiva e subisce un clamoroso contropiede condotto da Ikone è finalizzato da Cabral.

Sconfitta pesantissima per lo Spezia, che ora deve necessariamente guardarsi alle spalle, per una classifica che inizia a farsi piuttosto delicata.

Sono stati deturpati, con adesivi rossoblù oppure raffiguranti animali repellenti con maglia blucerchiata, alcuni dei dipinti murali che sono stati realizzati sulle strutture della Gradinata Sud dello Stadio Ferraris.

Un'opera di arricchimento che era cominciata tempo fa nella gradinata opposta, per iniziativa dei genoani, e che un gruppo di pittori sampdoriani ha proseguito nella Sud, nel tacito accordo di rispetto per i dipinti altrui. Un accordo che ogni tanto fa registrare qualche crepa, come documenta il gruppo "Cajenna" (i tifosi blucerchiati che prendono posto nella Nord, sito dove fino al 1926 sorgeva il campo dell'Andrea Doria, detto appunto Cajenna come la colonia penale francese, visto il clima ostile che i tifosi doriani riservavano agli avversari) con una storia sul suo profilo Instagram.

Con ogni probabilità la deturpazione dei simboli doriani deve essere avvenuta in margine alla partita di sabato tra Genoa e Brescia, caratterizzata proprio nella Sud da un guasto ai tornelli che ha ritardato l'accesso agli spalti.

Sonny Colbrelli, vincitore nel 2021 dei campionati italiano ed europeo, il secondo in volata sull'attuale iridato Evenepoel (leggi qui), e della più spettacolare Parigi-Roubaix della storia (a destra la maschera di fango del corridore) bruciando Vermeersch e van del Poel (leggi qui), lascia il ciclismo agonistico. Il 32enne corridore bresciano è stato costretto al ritiro per l'impianto di un defibrillatore sottocutaneo, resosi necessario la scorsa primavera dopo un malore accusato all'arrivo della seconda tappa del Giro della Catalogna, incompatibile con le norme sportive italiane.

Colbrelli, detto "Il Cobra", è legato a Genova perché sul traguardo di via XX Settembre, naturalmente in volata la sua specialità, vincendo il Giro dell'Appennino 2014 (a sinistra l'esultanza del giovane Sonny) ottenne il suo primo successo in Italia (guarda il video), dopo essersi aggiudicato una tappa del Giro di Slovenia.

Con una lettera ai suoi tifosi, Colbrelli spiega la decisione: "Ho pensato di togliere il defibrillatore per poter provare a tornare a correre. Ma sarebbe stato un rischio troppo grande. Ho sempre sperato di tornare a fare il corridore, abbiamo parlato anche con il medico del calciatore Eriksen, che è tornato a giocare. Ma il calcio non è il ciclismo, si gioca in uno spazio in cui in caso di emergenza ci sono i medici che intervengono. Il ciclismo si corre sulle strade, ti trovi spesso da solo per ore. Quel defibrillatore è un salvavita per me, toglierlo sarebbe stato un rischio troppo alto, e non posso permettermelo”.