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A People Monica Terenziani specialista in oncologia e in pediatria all'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano
2 minuti e 39 secondi di lettura
di Tiziana Oberti

"Guarire non sempre equivale a tornare completamente alla normalità, perché i trattamenti possono lasciare effetti tardivi che richiedono un’attenzione continua per garantire una buona qualità della vita". Così Monica Terenziani, specialista in oncologia e in pediatria all'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e coordinatrice del gruppo 'effetti tardivi delle terapie antiblastiche' AIEOP (associazione italiana ematologia oncologia pediatrica), ospite dell'ultima puntata di 'People - cambia il tuo punto di vista' dedicata alle storie di chi ha sconfitto il cancro da bambino.

L’aumento delle possibilità di guarigione

Ogni anno in Italia circa 2.200 bambini e adolescenti ricevono una diagnosi di tumore pediatrico, con 1.400 casi nella fascia 0-14 anni e 800 tra i 15 e i 19 anni. Grazie ai progressi della ricerca e delle terapie, oggi oltre l’80% di questi giovani pazienti guarisce, un risultato che solo pochi decenni fa sembrava impensabile. In particolare, "la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi si attesta intorno all’85% per tumori solidi e malattie ematologiche, in linea con quello registrato nel resto d’Europa e nei paesi occidentali, in particolare Nord America" spiega la dottoressa Terenziani. Questo significa che migliaia di bambini e adolescenti non solo superano la malattia, ma crescono fino a diventare adulti.

I 'survivors': una nuova realtà da gestire

La dottoressa Terenziani sottolinea come "questi bambini guariti non siano solo numeri, ma persone che crescono e diventano adolescenti, giovani adulti e adulti. In inglese vengono definiti 'long term cancer survivors', mentre in Italia si preferisce il termine 'guariti da un tumore pediatrico'.

"Si stima che in Europa ci siano circa dai 300.000 ai 500.000 guariti da un tumore pediatrico, in Italia circa 50.000, e ogni anno si aggiungono circa 1.200 nuovi guariti - continua la dottoressa - questo dato evidenzia come la comunità dei “guariti” è in crescita e richiede attenzione non solo sul piano medico, ma anche sociale e psicologico".

Bambina con mascherina che fa iniezione a un pelucheOgni anno in Italia circa 2.200 bambini e adolescenti ricevono una diagnosi di tumore pediatrico

Guarire non significa sempre tornare 'come prima'

Un aspetto cruciale evidenziato dalla dottoressa Terenziani riguarda la qualità della guarigione. "Guariti è un termine importante perché significa che la malattia è stata debellata e le aspettative di vita possono essere simili a quelle di una persona che non ha mai avuto un tumore pediatrico, tuttavia guarire non significa necessariamente tornare a stare perfettamente bene o essere quello che si era prima. I trattamenti oncologici, per quanto efficaci, possono lasciare effetti tardivi, sia organici che psicologici o sociali. Questi effetti possono influire sulla vita quotidiana e sul benessere a lungo termine dei pazienti".

L’importanza della qualità della guarigione

Inizialmente l’associazione italiana di oncoematologia pediatrica si è concentrata principalmente sulla diagnosi e sul trattamento per aumentare la sopravvivenza "poi nel corso del tempo ci si è accorti che anche la qualità della guarigione aveva un peso molto importante - conclude - oggi, in Italia come nel resto d’Europa, si lavora non solo per guarire i bambini dal cancro, ma anche per migliorare la loro qualità di vita post-guarigione, monitorando e gestendo le patologie legate agli effetti tardivi delle cure".

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