Sanità

Sono sei i politici liguri che hanno risposto all'appello lanciato a Primocanale da Laura Santi, malata di una forma progressiva di sclerosi multipla da 27 anni, per una legge sul fine vita
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GENOVA - L'appello lanciato da Laura Santi a Primocanale perché si faccia una legge sul fine vita (LEGGI QUI) non ha lasciato indifferenti i politici liguri: la consigliera dell'associazione Luca Coscioni, affetta da 27 anni da una forma progressiva di sclerosi multipla, ha chiesto in particolare alla politica di migliorare "i tempi, le procedure per i malati che facciano richiesta e ne abbiano diritto, perché così è una tortura" e ha anche sottolineato come "il grande assente" sia "una legge nazionale".

Per il momento sono arrivate sei risposte, tre da esponenti della maggioranza in Consiglio Regionale e tre dall'opposizione: si tratta del governatore Giovanni Toti (nella foto in alto al centro); del leghista Brunello Brunetto (in alto a destra), presidente della Commissione salute e sicurezza pubblica e del capogruppo di Forza Italia Claudio Muzio (in basso al centro) per quanto riguarda le forze politiche attualmente al governo nella nostra regione; per la minoranza invece hanno risposto il primo firmatario della legge e vicepresidente della Commissione salute e sicurezza pubblica Gianni Pastorino (in alto a sinistra), capogruppo di Linea Condivisa; il capogruppo del Movimento 5 Stelle Fabio Tosi (in basso a sinistra) e il capogruppo di Pd Luca Garibaldi (in basso a destra). Tutti e sei si sono detti favorevoli alla proposta di legge lanciata dalle opposizioni e hanno sottolineato l'assenza di una regolamentazione a livello nazionale: invitiamo pertanto i parlamentari liguri e anche forze politiche o loro esponenti contrari alla legge a prendere parte alla discussione ed esprimere la loro posizione.

Il primo esponente della maggioranza a rispondere all'appello è stato proprio il presidente Giovanni Toti, che come altri governatori di centrodestra - su tutti Luca Zaia in Veneto - si è detto a favore della legge.

"È una legge di iniziativa consiliare a cui personalmente guardo con favore - ha spiegato -. È ovvio che si tratta di un argomento su cui la coscienza e la libertà individuale prevale evidentemente sulla disciplina di partito, sui vincoli di maggioranza o sui vincoli di minoranza. Non fa parte dei programmi della Regione e

ritengo anche che sarebbe più opportuno, così come ha autorevolmente sottolineato il presidente della Corte Costituzionale, che fosse il Parlamento a fare una legge che vale per tutti,

dal momento che la Consulta più volte si è espresso sul tema e si è anche espressa sulla necessità che il legislatore nazionale intervenga per dare a tutti eguali diritti dalla Valle d'Aosta alla Sicilia".

Toti ha aggiunto che "quando la legge arriverà in Commissione in Consiglio, suppongo nei prossimi mesi, dopo una serie di audizioni, io da consigliere e non da presidente, sarò certamente tra coloro che guarderà a quella legge con grande attenzione e anche con favore" ma se si tratterà di "una legge costituzionalmente applicabile ed accettabile". Il governatore inoltre auspica che le discussioni regionali per una legge sul fine vita "possano essere un'ulteriore sollecitazione al governo nazionale e soprattutto al Parlamento, perché questo è un tema più parlamentare che di Governo" e che di fronte ai "diritti delle persone" e "appelli accorati come quello di Laura Santi, non prevalga in qualche modo la volontà di politicizzare lo scontro, come talvolta è stato fatto soprattutto da sinistra, di farne una bandiera delle proprie politiche, ma invece si trovi il giusto compromesso e si trovi la giusta via perché quei diritti diventino effettivi per tutti i cittadini".

 

Per la minoranza invece la prima risposta è stata quella di Gianni Pastorino, Linea Condivisa, primo firmatario della proposta di legge che si è anche occupato di individuare gli esperti e le figure professionali che verranno ascoltate in Commissione, passaggio determinante per la definizione della legge.

"Intanto ringrazio Laura per questo toccante appello rivolto a tutti gli esponenti politici della Regione Liguria e anche, naturalmente, al Governo nazionale affinché si arrivi, in ottemperanza della sentenza della Corte Costituzionale del 2019, quella che viene definita la Cappato-Antoniani ad una regolamentazione della morte volontaria medicalmente assistita per coloro che ne facciano richiesta - ha dichiarato -. Una situazione molto complessa perché dal 2019, pur essendo stato riconosciuto il diritto per una sentenza della Corte Costituzionale, che crea diritto e non è modificabile se non dalla Corte stessa, è chiaro che se si ha invece una situazione, un vulnus politico per cui a livello nazionale il Parlamento non decide, e quindi

oggi come oggi chi volesse aderire a questa sentenza richiede la morte volontaria medicalmente assistita e in determinate condizioni, come peraltro prescrive in maniera chiara la sentenza 2019 lo può fare, ma in realtà le Asl, gli ospedali eccetera finiscono per, di fatto, impedirlo".

"In Liguria io sono il primo firmatario di una legge che è stata firmata da molti altri colleghi, da quasi tutti i colleghi dell'opposizione, e che sta trovando naturalmente un respiro e anche un incontro con altri colleghi e colleghe della maggioranza - ha dichiarato -. È un tema trasversale, molto complesso, che naturalmente chiama in causa considerazioni di carattere giuridico". Queste questioni secondo Pastorino sono "il vuoto parlamentare, che non decide sulla materia" e "la potestà delle Regioni di intervenire a fronte di una sentenza della Corte Costituzionale che è molto chiara". Infine capire se "si possa stabilire se questa sia una cosa accettabile dal punto di vista delle singole morali: io sono assolutamente convinto di questo".

"Posso rispondere a Laura che continuerò il mio impegno, lo sto facendo chiedendo audizioni importanti. Ho chiesto l'attenzione del professor Zagrebelsky, che è uno dei massimi esperti della materia dell'avvocato cassazionista presidente dell'Associazione Coscioni Filomena Gallo, di anestesisti italiani che hanno portato avanti situazioni del genere come il professor Riccio, che ha condotto alla morte volontaria assistita Piergiorgio Welby - ha dichiarato -. Ho cercato tra virgolette di portare un alto contributo alla discussione della Regione Liguria affinché si arrivi a una soluzione e la Regione Liguria, al di là dei contrasti che ci sono a livello nazionale, se le Regioni non possono legiferare, dica la sua in maniera autorevole e diretta su una materia del genere. E naturalmente apro una discussione perché questa cosa serve, a mio giudizio, per dare un normazione regionale. Io credo che questo sia possibile, ma serve anche per alimentare un dibattito che non può rimanere isolato nelle Regioni, ma deve convincere finalmente il Parlamento, in ottemperanza alla sentenza, ma anche in armonia con altre legislazioni europee, a trovare una soluzione. Perché non è possibile che su questi temi, a livello nazionale non si venga ad una legge. Ecco quindi il mio impegno rispetto all'appello di Laura sarà massimo, ci credo molto e vedo che c'è un elemento trasversale perché vedo che anche molte colleghe e colleghi della maggioranza della Regione Liguria si stanno orientando verso questo percorso. Ma sento soprattutto l'affetto, la condivisione e la presenza di moltissime donne e uomini al di fuori delle istituzioni che spingono per questa soluzione".

 

Nel dibattito è quindi intervenuto Brunello Brunetto, presidente della Commissione Salute e sicurezza pubblica, che per 36 anni ha svolto la professione di anestesista e per questo, ha raccontato, "ho riflettuto spesso e spesso mi sono trovato ad affrontare situazioni che avrebbero necessitato di una regolamentazione già a livello nazionale. Purtroppo tutto ciò non è ancora avvenuto, per cui ad oggi ci troviamo in molte regioni, e la Liguria è fra queste ad affrontare questo tema".

"Ho ascoltato l'appello di Laura. Certo, ha mosso le corde a me come ha mosso le corde a tantissime altre persone" ha dichiarato Brunetto, che poi affronta la disamina tecnica della legge. "Come presidente della Commissione Salute e Sicurezza sociale, ho fortissimamente appoggiato l'illustrazione di questa Pdl (Proposta di legge ndr), la 171 che recita “Procedure e tempi per l'assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito”. Abbiamo iniziato a illustrarla in commissione e inizieremo a procedere con tutta una serie di blocchi di audizioni che avranno tre linee di indirizzo successive. Il primo tema da affrontare, ovviamente, è quello della legittimità e quindi della costituzionalità. Una regione è autorizzata a procedere con una legge su questo tema? Il secondo blocco di audizioni verterà sugli aspetti etici e bioetici e solo nel terzo blocco di audizioni andremo ad ascoltare i tecnici clinici che saranno poi coinvolti nel processo. Che cosa chiede questa Pdl? Propone di applicare la sentenza della Corte Costituzionale, Antoniani-Cappato, la 242 del 2019, la quale in qualche modo stabilisce che un articolo del codice penale, segnatamente il 580, possa essere dichiarato incostituzionale nella parte nella quale non esclude la punibilità di tutti coloro che, a vario titolo, concorrano a favorire la messa in opera da parte di una persona del proprio suicidio, assistito appunto da una parte sanitaria".

Brunetto ha poi affrontato i temi sanitari della legge, che si basa sulla "sentenza della Corte Costituzionale" che "mette quattro paletti che sono dei paletti assolutamente ineludibili e tutti e quattro devono essere presenti. Ovverosia la persona deve essere affetta da una malattia inguaribile e attenzione: inguaribile, non incurabile. Io su questo sono molto feroce. Praticamente tutte le patologie sono curabili nel senso che quantomeno si può dare sollievo. Qua il termine è la guaribilità, quindi una malattia irreversibile. Poi deve essere una malattia che per la persona determini gravi sofferenze psicologiche e fisiche che siano assolutamente documentabili da una apposita commissione e siano poi in qualche modo verificate anche a livello del Comitato etico, che sia poi il collettore di queste istanze. Il punto terzo è che il mantenimento in vita della persona affetta da questa malattia inguaribile sia permesso solo con sostegni vitali esterni, quindi con una ventilazione artificiale mediante tracheostomia, con un ventilatorino, oppure anche solo con una maschera facciale, ma in ogni caso con un ventilatore di supporto oppure un nutrizione artificiale mediante sondino, mediante Peg o, perché no, anche per via endovenosa. E il quarto criterio è che la persona sia in grado di intendere e di volere e che quindi autonomamente possa chiedere questo suicidio medicalmente assistito.

Teniamo conto che già una legge del 2017, la legge 219 del 22 dicembre 2017, che è quella che dispone sulle disposizioni anticipate di trattamento, permette già a qualsiasi persona che venga mantenuta in vita con dei supporti di sostegno vitale, quindi esterni, possa chiederne la sospensione e contestualmente chiedere anche una sedazione profonda, in modo da essere accompagnata alla propria morte. Questa è una legge già attiva, già operativa e per la quale il medico non si può opporre.

Qui siamo su un altro piano e su questo chiedo sempre estrema attenzione proprio perché i confini non vengano confusi ma si mantenga sempre la necessaria concentrazione sui termini dei ragionamenti. Per cui ovviamente non stiamo parlando di eutanasia ma stiamo parlando della richiesta di una persona in grado di intendere e di volere di poter essere aiutata alla organizzazione tecnica del proprio suicidio medicalmente assistito, con quindi procedure certe e procedure dichiarate e con tempi certi. Perché è del tutto evidente che una situazione che venga in qualche modo riconosciuta meritevole di questo tipo di applicazione debba avere altrettanto obbligatoriamente dei tempi dichiarati e non possa essere abbandonata all'oblio o a delle resistenze più o meno attive. Altrimenti si verrebbe a vanificare qualsiasi percorso".

 

Per il capogruppo del Movimento 5 Stelle Fabio Tosi si tratta soprattutto di una questione di civiltà.

"Mi ha profondamente colpito l'appello di Laura Santi perché non riguarda se stessa, ma fa un ragionamento sul domani, sul futuro e quindi pensa alle persone che magari si troveranno nella sua stessa situazione - ha dichiarato -. E quindi ha lanciato un appello alla politica per attivarsi, ma soprattutto per promuovere una legge regionale della quale io sono firmatario perché credo in questa proposta di legge.

Credo che nel 2024 una persona possa decidere insieme anche a una commissione di esperti, quindi di medici professionisti, sulla propria vita.

Ovviamente, purtroppo lo dico con con il nodo alla gola, di determinate e comprovate circostanze di salute. Non è che una persona dall'oggi al domani possa farsi avanti e dire ‘okay, voglio un modo farla finita’. No, non è questo quello che noi vogliamo. Noi vogliamo che una persona possa veramente prendere una decisione di un certo tipo, che capisco che possa essere anche un ragionamento un po' impopolare. Però, davanti a certe situazioni di sofferenza, sia personali, ma anche verso i propri cari e i propri familiari, penso che nel 2024, in primis Regione Liguria, ma poi tutta Italia possa veramente dare un segnale, un segnale forte e che quindi chiunque di noi si si dovesse trovare in determinate situazioni possa decidere di smettere di soffrire".

"Io penso che sia una questione di civiltà davanti a determinati casi e per questo ho convintamente sottoscritto la proposta di legge che dovrebbe andare in aula nel mese di aprile, perché così ci siamo impegnati, e soprattutto penso e spero che dalla Liguria possa veramente partire un segnale - ha spiegato -. Io lo dico in estrema sincerità, è un tema davvero delicato e quindi rispetterò chiaramente il voto anche contrario di chi prenderà questa decisione, perché ritengo che sia una questione davvero personale e che fuoriesca dalla politica, cioè dalla maglietta che ognuno di noi indossa. E credo che sia una battaglia di civiltà. Quindi ringrazio Laura Santi per il suo appello e spero che Regione Liguria, come lei stessa si auspica, possa dare un segnale concreto".

 

Claudio Muzio, Forza Italia, è rimasto fortemente colpito dall'appello di Laura Santi "per le cose che ha detto e anche per il calore che ha messo in questo suo appello. E la cosa che mi ha colpito di più è una frase nella quale lei dice testualmente ‘Non lasciatemi in trappola’. È un'affermazione drammatica che deve indurre, a mio avviso, a una profonda riflessione".

Come sottolineato anche dal presidente Toti, Muzio preferirebbe che sul tema non ci fosse "un approccio di partito o che i partiti se ne appropriassero, perché è un tema così complesso, complicato, che attiene veramente la vita delle persone, la loro esperienza, il loro passato, il loro vissuto e dando una dimensione partitica, crei un errore. 

E quindi proprio per questo credo che l'approccio debba essere sotto il profilo etico, del valore che uno dà alla vita, alla sofferenza, e soprattutto dobbiamo ascoltare molto ciò che ci dicono coloro che soffrono, perché è facile nelle condizioni di buona salute prendere posizioni che magari poi vivendo certe esperienze non si prenderebbero".

"Adesso - conclude - in Regione Liguria c'è questa proposta di legge che è stata candidata in commissione. Faremo molte audizioni. Io sono favorevole al fatto che se ne parli perché è un tema di grande attualità e soprattutto che riguarda la vita delle persone e riguarda la sofferenza a cui peraltro, per ragioni anche familiari, sono molto sensibile. Dico che queste audizioni potranno aiutarci a comprendere meglio la questione, anche se personalmente ritengo che la cosa vada normata e che si debba dare una risposta certa a chi in qualche misura chiede di poter finire la propria vita per le ragioni più personali che lo riguardano, che spesso sono collegate, anzi direi sempre, a sofferenze insopportabili".

 

Secondo Luca Garibaldi, capogruppo del Pd, "il nostro Paese deve fare una scelta di civiltà e la politica deve essere all'altezza dei bisogni dei cittadini".

"La storia che ci è stata raccontata con grande coraggio e generosità, ci fa riflettere - ha spiegato -. Ci fa riflettere sul fatto che una persona che ha una patologia con cui deve convivere, che la porta a sperare di non peggiorare così rapidamente e di arrivare ad una fine che sia dignitosa e non coperta da grandi sofferenze, deve portare la politica a dare degli strumenti. Penso che quello che stiamo facendo con la richiesta di lavorare già in Regione su una legge sul fine vita provi a rispondere, ovviamente con estremo ritardo, ad una incapacità della politica nazionale di dare i percorsi di garanzia e di accesso a un diritto come quello di fine vita. Penso che sia insostenibile che una persona che ha una patologia inguaribile, che lo porterà diciamo a una morte magari anche con grandi sofferenze per sé e per i propri cari, debba anche subire l'onta di veder reclamato il proprio diritto tramite un tribunale. E non tutti possono neanche permetterselo. C'è il diritto ad avere cura e assistenza dignitosa e un percorso di fine vita se le condizioni sanitarie sono quelle che ci sono state raccontate o altre che sono vissute ancora nel privato. Penso che sia una questione di dignità e anche di democrazia".

Garibaldi sottolinea la "necessità di consentire al nostro Sistema Sanitario Nazionale di vedere codificato un percorso perché a chi è in queste condizioni possa essere garantito dal sistema stesso un accompagnamento al fine vita senza passare da un giudice, perché questo possa avvenire nel rispetto delle norme nazionali e della Costituzione che dice il diritto alla salute e ad un fine vita più dignitoso prevale su tutto il resto. Speriamo che il Parlamento alla fine deliberi, decida di garantire un percorso per il fine vita dignitoso. Ma se c'è già una sentenza della Corte Costituzionale che sancisce in maniera chiara quello che è il percorso, un percorso pienamente costituzionale, non vedo perché noi dobbiamo a far attendere ancora delle persone che si trovano in questa condizione, che vogliono porre in maniera dignitosa e senza viaggi fuori da questo Paese, un termine alla propria vita in maniera dignitosa e senza ulteriori sofferenze".

Secondo Garibaldi "questi temi vanno affrontati con coraggio e pudore, nel senso che io non non amo la spettacolarizzazione delle delle vicende, le sofferenze utilizzate in una dinamica di lotta politica l'uno verso l'altro - ha dichiarato -. Di fronte a casi personali come questi, noi dobbiamo riflettere, anche affrontarli con silenzi e con una serie di attenzioni ulteriori, perché ci vengono donate delle esperienze che ci devono portare a fare delle scelte.

Quindi di questa esperienza che ci è stata donata come appello noi dobbiamo farcene carico e cercare per una volta di fare quello che i legislatori dovrebbero fare, cioè costituire delle leggi che valgono per tutti, senza differenze di reddito, di condizione sociale, di luogo di nascita o di residenza.

Leggi che ci consentano di garantire a una persona che vuole rivendicare un proprio diritto di poterlo fare, di sentire lo Stato e le istituzioni vicine e non come un contraltare da portare in tribunale per vedere rivendicato il proprio diritto".

 

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