Sanità

In Liguria i contratti non assegnati o abbandonati sono il 20%. Il dato peggiore a livello nazionale nella medicina d'urgenza con 1144 contratti non assegnati su 1884
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LIGURIA - Sono quasi 6.000 i medici in fuga dalle scuole di specializzazione, in particolare da quelle "prettamente ospedaliere e pubbliche", che sono state protagoniste nella lotta alla pandemia. Prima fra tutte la medicina d'urgenza, che vede il 61% dei contratti statali di specializzazione non assegnati o abbandonati (1144 su 1884), mentre le percentuali più alte si hanno nella medicina termale (85,7% ma sono solo 6 i contratti non assegnati o abbandonati), microbiologia e virologia (78,3% per 191 contratti) e patologia e biochimica clinica (70%, 383 contratti). Sul fronte opposto ci solo dermatologia e venereologia (solo lo 0,4% dei contratti non assegnati o abbandonati), oftalmologia (1,4%), chirurgia plastica (2,2%), malattie dell'apparato digerente (2,7%) e pediatria (2,7%). Un contratto non assegnato è quello non scelto da nessuno in sede concorsuale; un contratto abbandonato è invece quello assegnato ma che ha visto il medico cambiare la specializzazione dopo un nuovo concorso. 

A lanciare l'allarme per una tendenza che non potrà non avere conseguenze sul numero di specialisti in servizio è l'Anaao-Assomed, l'associazione dei medici dirigenti, che sottolinea come l'emorragia di specializzandi riguardi soprattutto Lombardia (901 contratti non assegnati o abbandonati), Veneto (642), Toscana (573) e Lazio (559). In Liguria sono 171 su 836, il 20%. "La medicina - dichiara il segretario nazionale Anaao Assomed Pierino Di Silverio - sta diventando un affare selettivo, in cui le specialità più colpite e sotto pressione durante la pandemia da Covid-19, le specialità gravate da maggiori oneri e minori onori sono in caduta libera, non hanno più appeal. Non è un problema di medici, ma di medici specialisti ed è un problema che avrà ripercussioni inevitabili sul futuro di un sistema di cure sempre più in crisi".

In media 1 specializzando su 5 (19% dei contratti) non viene assegnato o viene perso durante il percorso di specializzazione, "attesta la sostanziale e ormai cronica programmazione alterata e dicotomica che si ripercuote sull'attuale erogazione non ottimale dei servizi sanitari". L'assenza di programmazione e l'assenza di investimenti sul professionista, per Di Silverio, "produce effetti devastanti rischiando di desertificate alcune branche ed essere in deficit in altre". Questi dati, sottolinea, "dovrebbero far comprendere quanto sia urgente investire sui professionisti e per rendere appetibile una professione che oggi non affascina più. Il medico ha perso la sua identità sociale ancor prima che professionale relegato a mero prestatore di opera alla stregua di un venditore di prodotto, il paziente si è trasformato in un cliente. Occorre integrare e dare ruolo agli specializzandi, vera forza propulsiva di un sistema vecchio e stanco. Accoglierli negli ospedali con un vero contratto, con diritti e doveri precisi e chiari, al fine di permettere loro una formazione adeguata e prospettive professionali reali, - conclude il segretario nazionale di Anaao-Assomed - è l'unica strada, la strada maestra".