Sanità

Senza lo 'screening' della visita militare molte diagnosi in meno di tumore ai testicoli ma anche infertilità
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GENOVA - "La visita medica che veniva fatta al militare permetteva di riscontrare diverse patologie che potevano essere trattate salvaguardando la salute sessuale e la fertilità maschile oggi invece senza c'è un vuoto, una sorta di 'interregno' e spesso si arriva dall'urologo solo quando si cerca un figlio che non arriva". Così a Primocanale Giuseppe Fornarini, coordinatore del disease management team neoplasie urologiche del Policlinico San Martino di Genova.

"Tra i 18 e i 25 anni andrebbe fatta una visita urologica - spiega Fornarini - questo soprattutto per preservare la fertilità in pazienti non oncologici".

In Italia manca una cultura della prevenzione per le patologie che compromettono la fertilità maschile, gli uomini si pongono il problema solo quando tentano di avere figli e questi non arrivano.

Secondo la società italiana di andrologia un ragazzo su tre (il 30%) tra i 14 e i 18 anni presenta una patologia andrologica, nella maggior parte dei casi lieve ma che, se non trattata per tempo e correttamente, rischia di ripercuotersi sulla fertilità futura e sull’attività sessuale. Tuttavia, solo il 2% dei ragazzi in questa fascia d’età si è recato almeno una volta nella vita da un andrologo.

Un ragazzo su quattro tra i 15 e i 25 anni soffre di varicocele, patologia che interessa le vene e il sistema vascolare del testicolo e che se non curata può portare, in alcuni casi all'infertilità.

Sono patologie che se non trattate correttamente nel 60% dei casi possono influenzare negativamente la fertilità e nel 10% dei casi possono incidere anche sull’attività sessuale. Si tratta di varicocele, idrocele, fimosi, frenulo corto, pene curvo congenito, fino ad arrivare in alcuni casi a patologie più gravi.


"La visita di leva - ricorda Fornarini - era il momento in cui si effettuava il maggior numero di diagnosi di tumore al testicolo che è la neoplasia più frequente nei ragazzi tra i 15 e i 35 anni ma anchre quella con il più alto tasso di sopravvivenza tra i maschi".

In una generazione che vive iperconnessa e sui social c'è da segnalare tra i giovanissimi una sorta di tabù nel parlare di sintomi e preoccupazioni relative allo stato di salute del loro organo genitale.

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