Porto e trasporti

Torna alla homepage
6 minuti e 17 secondi di lettura
di Elisabetta Biancalani

Visto il varo da parte del Governo dell'agenzia Porti d'Italia S.p.a, che dovrà poi proseguire l'iter in Parlamento, abbiamo chiesto a Beppe Costa, vicepresidente di Confindustria con delega ai porti e alla logistica, che cosa ne pensa di questa prima svolta che apre la strada alla riforma della legge 84/94 sui porti.

"Dopo oltre trent’anni dalla legge n. 84 del 1994, che aveva definito l’assetto organizzativo e funzionale dei porti italiani, nonché l’intervento di riforma del Dlgs 169/2016, il Governo ha presentato un disegno di legge di riordino della materia.

La natura dei porti è cambiata rispetto al passato 

Oggi i porti non sono più soltanto punti di approdo, ma veri e propri nodi logistici inseriti in reti globali di scambio, chiamati a competere con grandi piattaforme europee e mediterranee, e a rispondere a obiettivi sempre più stringenti in termini di sostenibilità ambientale e digitale.

Si rafforza la regia nazionale 

Il disegno di legge delinea un nuovo sistema di governance per coniugare pianificazione strategica, semplificazione amministrativa e capacità operativa. Al centro della riforma c’è la volontà di assicurare al Paese una visione unitaria dello sviluppo portuale, rafforzando la regia nazionale e introducendo una nuova struttura di coordinamento tecnico–operativo.

Si accelerano i processi di pianificazione e realizzazione delle opere 

L’obiettivo dichiarato è duplice: da un lato, riportare a livello centrale le decisioni strategiche sugli investimenti infrastrutturali di rilievo nazionale e internazionale; dall’altro, semplificare e accelerare i processi di pianificazione e autorizzazione delle opere, superando la frammentazione di competenze che spesso ha rallentato gli interventi nei porti italiani.

Nuovo equilibrio tra livello nazionale e locale 

Accanto a questa scelta di centralizzazione, la riforma intende garantire un più efficiente raccordo tra Stato, Autorità di sistema portuale e territori, delineando un nuovo equilibrio tra programmazione nazionale e gestione locale. È in questo contesto che nasce la nuova società pubblica Porti d’Italia S.p.A., destinata a diventare il principale strumento operativo per la realizzazione delle infrastrutture strategiche e il coordinamento della rete portuale.

Confindustria Genova guarda con attenzione e senso di responsabilità a una revisione normativa che interviene dopo trent’anni dall’impianto definito con la legge 84/1994, in un contesto profondamente trasformato dalla globalizzazione dei traffici, dall’evoluzione tecnologica, dall’ingresso di nuovi attori internazionali e dalla necessità di dotare il Paese di una governance portuale adeguata ai tempi.

Gli elementi positivi della Società dei porti 

L’idea di aggiornare strumenti e processi per accelerare gli investimenti infrastrutturali, rafforzare la capacità competitiva dei porti italiani e superare le frammentazioni amministrative che hanno storicamente rallentato procedure e opere è condivisibile, così come lo è la volontà di attribuire allo Stato una visione strategica unitaria e coerente dello sviluppo portuale, capace di sostenere il posizionamento dell’Italia nei corridoi logistici europei e globali.

Una regia centrale capace di confrontarsi con i grandi player internazionali e di programmare investimenti secondo logiche industriali e di sistema può rappresentare un’opportunità, soprattutto laddove tale funzione sia esercitata in modo trasparente, coerente e in stretto raccordo con i territori e con gli operatori economici.

Sono inoltre positivamente valutati l’intento di semplificare le procedure relative alla pianificazione e alla programmazione delle opere e la previsione di un procedimento unico per i dragaggi considerati di pubblica utilità e urgenza.

Anche la possibilità che Porti d’Italia operi in regime di mercato, in Italia e all’estero, nella progettazione e realizzazione di opere infrastrutturali, può rafforzare la capacità del sistema Paese di posizionarsi in un quadro concorrenziale sempre più internazionale.

Le criticità: sostenibilità finanziaria delle Authority

Tuttavia, accanto agli elementi di valore, Confindustria Genova segnala anche criticità emerse dall’analisi approfondita del testo, affinché il processo di riforma non produca effetti distorsivi o regressivi rispetto all’obiettivo dichiarato di rafforzare la competitività del sistema portuale e della base industriale nazionale.

Il primo nodo riguarda la sostenibilità finanziaria delle Autorità di Sistema Portuale, che si vedrebbero private di una parte significativa delle proprie entrate a favore della nuova società e dei fondi nazionali, attraverso il trasferimento di quote molto elevate dei canoni concessori e delle tasse portuali, la perdita di risorse derivanti da avanzi di amministrazione e l’assorbimento nel nuovo modello dei fondi storicamente destinati a interventi minori.

Timore che aumentino i canoni di concessione 


La combinazione di minori risorse e responsabilità rischia di produrre squilibri strutturali e di mettere in discussione la tenuta economica delle
stesse Autorità, con il concreto pericolo che esse ricorrano all’aumento dei canoni e dei diritti portuali pur di evitare i risultati negativi di bilancio che porterebbero alla loro soppressione.

Rischio di allungamento dei processi decisionali

Un secondo elemento di criticità riguarda il rischio di un’eccessiva centralizzazione delle funzioni, che potrebbe marginalizzare progressivamente il ruolo delle Autorità di Sistema Portuale, ridurre la loro capacità di interlocuzione quotidiana con imprese e operatori e allungare complessivamente i percorsi decisionali.

Le criticità: sostenibilità finanziaria delle Authority

Tuttavia, accanto agli elementi di valore, Confindustria Genova segnala anche criticità emerse dall’analisi approfondita del testo, affinché il processo di riforma non produca effetti distorsivi o regressivi rispetto all’obiettivo dichiarato di rafforzare la competitività del sistema portuale e della base industriale nazionale.

Il primo nodo riguarda la sostenibilità finanziaria delle Autorità di Sistema Portuale, che si vedrebbero private di una parte significativa delle proprie entrate a favore della nuova società e dei fondi nazionali, attraverso il trasferimento di quote molto elevate dei canoni concessori e delle tasse portuali, la perdita di risorse derivanti da avanzi di amministrazione e l’assorbimento nel nuovo modello dei fondi storicamente destinati a interventi minori.

Timore che aumentino i canoni di concessione 


La combinazione di minori risorse e responsabilità rischia di produrre squilibri strutturali e di mettere in discussione la tenuta economica delle
stesse Autorità, con il concreto pericolo che esse ricorrano all’aumento dei canoni e dei diritti portuali pur di evitare i risultati negativi di bilancio che porterebbero alla loro soppressione.

Rischio di allungamento dei processi decisionali


La nuova struttura attribuisce a Porti d’Italia non solo la realizzazione delle opere strategiche, ma un complesso di funzioni che, se non opportunamente definite e calibrate, finirebbero per sovrapporsi a quelle del Ministero e dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti, generando confusione e talvolta ambiguità nel riparto delle competenze. In molte parti del testo emergono sovrapposizioni tra ruoli e funzioni, in particolare in materia concessoria e di regolazione, con il rischio di moltiplicare gli interlocutori istituzionali per le imprese.

In questo contesto, Confindustria Genova ritiene essenziale evitare la proliferazione di livelli decisionali e assicurare che la riforma si traduca effettivamente in un quadro di semplificazione e non in un ulteriore appesantimento amministrativo.

L’esperienza recente dimostra che, in assenza di una prossimità istituzionale adeguata, i processi decisionali possono rallentare a lungo, compromettendo non solo l’efficienza portuale ma anche la capacità del territorio di attrarre investimenti e di mantenere un ruolo competitivo nelle catene logistiche internazionali.

Non si indebolisca il ruolo delle Regioni e si facciano partecipare le categorie 

È essenziale, inoltre, che la riforma non indebolisca il coinvolgimento delle Regioni, che la Costituzione individua come parti competenti nella materia portuale, e che sia garantita una partecipazione strutturata delle rappresentanze economiche del settore industriale, logistico e marittimo, il cui contributo è imprescindibile per orientare la programmazione alle reali esigenze dell’utenza e ai mutamenti del commercio internazionale.

Confindustria chiede un confronto e correttivi 

Alla luce di tutte queste considerazioni, Confindustria Genova sottolinea la necessità di un confronto approfondito e di ulteriori correttivi che garantiscano equilibrio finanziario, chiarezza delle competenze, reale semplificazione dei processi decisionali, continuità operativa e valorizzazione del ruolo dei territori e delle imprese.

Iscriviti ai canali di Primocanale su WhatsAppFacebook e Telegram. Resta aggiornato sulle notizie da Genova e dalla Liguria anche sul profilo Instagram e sulla pagina Facebook

ARTICOLI CORRELATI

Lunedì 22 Dicembre 2025

Agenzia dei porti, Federlogistica: "Sì a visione strategica ma non depotenzi Authority"

Davide Falteri, numero uno di Federlogistica, spiega luci e ombre della nuova Spa, partecipata dal Ministero dell'Economia sotto la regia del Ministero dei Trasporti
Venerdì 19 Dicembre 2025

Agenzia dei porti, la Cisl: "No al depotenziamento delle Authority, siano autonome"

Dibattito sulla nuova Agenzia dei porti che dovrebbe decollare a Roma