Porto e trasporti

Il presidente di Federlogistica: "Materiale e attrezzature vengono dalla Cina e potrebbero subire grossi ritardi"
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GENOVA - La crisi nel Mar Rosso, con gli attacchi dei ribelli Houthi alle navi che costringono le compagnie a cambiare la rotta circumnavigando l'Africa invece di tagliare attraverso il canale di Suez, sta avendo le prime conseguenze anche sui porti della Liguria. A dicembre lo scalo di Genova ha fatto registrare il mancato approdo di 4 navi portacontainer, il cui arrivo per ora è confermato ma si temono fenomeni di congestione alternati a periodi di bassa operatività.

"Bisogna prendere atto che il Mediterraneo ma l'Italia in particolare dipendono dal canale di Suez - spiega Luigi Merlo presidente di Federlogistica, direttore rapporti istituzionali per l’Italia Gruppo Msc e già presidente dell'Autorità Portuale di Genova - è l’arteria della globalizzazione mediterranea dell’economia italiana, un Paese che deve portare materie prime ed esportare i prodotti finiti e quindi da questo punto di vista qualsiasi cosa succede nel Canale di Suez è per noi potenzialmente il più grande rischio per la nostra economia. Non avere pronta un'analisi di questa situazione e anche un sistema di difesa europeo ci rende molto vulnerabili. I terroristi lo hanno capito e quindi colpiscono al cuore della nostra economia. Non abbiamo grosse soluzioni purtroppo".

E poi ancora: "Vedo problemi per gli ambiti edilizia e cantieristica, a lungo andare si potranno avere effetti negativi anche sulle opere del Pnrr perché molto materiale e attrezzature vengono dalla Cina e potrebbero subire grossi ritardi".