Porto e trasporti

3 minuti e 42 secondi di lettura

GENOVA - Esplode il caso dei controlli sanitari nel porto di Genova. A portare alla luce l’incredibile situazione che si sta verificando è Spediporto che, dopo le ripetute segnalazioni di disservizi da parte delle proprie aziende associate, ha deciso di far conoscere all’opinione pubblica lo scenario desolante del personale chiamato a svolgere queste importantissime operazioni. Nel contempo l’associazione degli spedizionieri lancia un appello al Ministero della Salute affinchè intervenga rapidamente sul fronte degli organici da implementare.

“I numeri – spiega il Direttore Generale Giampaolo Botta – parlano chiaro. Gli uffici UVAC (Uffici Veterinari per gli Adempimenti Comunitari) e PCF (Posti di controllo frontalieri) di Genova e Vado Ligure sono passati da 32 unità operative nel 2022 ad appena 14 nel 2023, con un decremento del 56,23%. Di questi solo 4 sono medici, gli altri sono, invece, tecnici o amministrativi. Una situazione insostenibile, soprattutto per il numero di partite di merce che questa ridottissima squadra di operatori si trova a dover controllare: per quanto riguarda i prodotti di origine animale stimiamo che possano essere circa 150000 i contenitori sottoposti annualmente a controlli nei porti di Genova e Vado Ligure, pari al 25% dell’intero traffico nazionale, mentre, sulle merci di origine vegetale potremmo arrivare a oltre 100000 container, un dato che rappresenta il 50% del traffico nazionale”.

Botta dipinge un’immagine che sintetizza queste cifre: “Praticamente, i piatti di un italiano su 4 sono riempiti da prodotti alimentari sbarcati a Genova. Pensare, dunque, che un'essenziale attività di sicurezza sanitaria venga svolta soltanto da 4 medici è pericoloso per i cittadini oltreché irrispettoso anche nei confronti di chi deve sobbarcarsi questa titanica impresa”.

Emerge, dunque, in tutta la sua evidenza, il ruolo chiave svolto dai due porti liguri nella catena dei controlli sanitari italiani: di qui passano le più consistenti quantità di carne, pesce, riso, caffè, spezie, ma anche di alimenti per animali da compagnia e concimi organici per l'agricoltura. Per non parlare degli integratori e dei farmaci veterinari o degli alimenti per i neonati che si trovano negli ospedali. Vado Ligure è uno degli scali più importanti per la frutta, sia fresca che secca ma, al momento, c’è solo un medico veterinario cui, peraltro, scade il contratto proprio in questi giorni, mentre Genova rappresenta il porto italiano più importante per sbarchi e rifornimenti navi. Si tratta, dunque, di una questione, cruciale, di vigilanza sanitaria ma anche di attenzione verso il lavoro delle imprese italiane e di tutela della loro competitività.

Cosa voglia dire tutto questo in termini di lavoro per i medici “superstiti” è presto detto: “Ogni giorno – spiega Botta – sono chiamati a rilasciare tra i 400 e i 500 certificati. Una situazione davvero insostenibile”.

Spediporto aveva già lasciato intendere l’intenzione, nel 2024, di lanciare una campagna per chiedere, con forza, che venissero rinforzati gli organici degli enti preposti a queste attività essenziali: “Ma – è il pensiero del Direttore Generale Botta – abbiamo deciso di anticipare i tempi e denunciare già ora questa situazione. Il problema è di vasta portata e riguarda non solo i PCF ma anche gli altri enti coinvolti come Arpal e Agecontrol. Peraltro, proprio nel nuovo anno, i controlli richiesti dalle normative europee cresceranno ulteriormente e il porto di Genova si troverà a dover sostenere una mole di lavoro molto elevata. Una situazione critica che si potrà verificare anche in altri hub strategici come Milano Malpensa o i porti di Trieste e di Venezia”. Senza dimenticare, e Spediporto lo ha già fatto notare nei mesi scorsi, il carico di lavoro legato ai nuovi controlli per la normativa REACH.

I numeri sono, dunque, impietosi anche perché manca, ed è un aspetto desolante, un piano di integrazione del personale: “Non si può navigare a vista – attacca ancora Botta – pensate che a Vado Ligure l’attività, per essere svolta, necessita di spostamenti di personale da un porto all’altro”.

La riflessione finale del Direttore Generale di Spediporto è amara ma, allo stesso tempo, chiama in causa il Ministero della Salute che, ad oggi, pur conoscendo nel dettaglio gli elementi critici non ha saputo fornire soluzioni: “Il porto di Genova rappresenta un tassello essenziale per l’economia nazionale, la logistica è il settore più importante dell’industria italiana. Possiamo fare tutti gli investimenti che vogliamo, studiare la realizzazione di tutte le infrastrutture possibili e immaginabili; ma se, poi, ci troviamo di fronte a queste situazioni assurde, che si vivono nella quotidianità, il lavoro svolto per dare sviluppo ai nostri porti finisce per perdere di credibilità. Ci opporremo a questo sfascio, facendo sentire la voce degli operatori in tutte le sedi in cui riterremo opportuno farlo”.