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Piciocchi: “Riqualificare gli oratori e i suoi immobili”, Salis: “Come in una maratona, nessuno resti indietro, i primi devono aiutare gli ultimi”
7 minuti e 22 secondi di lettura
di Giorgia Fabiocchi
I candidati ospitati dalla Curia

È la sala Quadrivium della Curia a ospitare il nuovo confronto tra i candidati sindaco di Genova, in vista del voto del 25 e del 26 maggio prossimi. Tre le domande che sono state rivolte agli esponenti che corrono per palazzo Tursi, al centro soprattutto le tematiche di carattere sociale (e lavorativo). Due i minuti a disposizione per ognuno, oltre a un minuto dedicato all'appello finale. Ad aprire il dibattito le parole di Don Massimiliano Moretti, vice direttore e Cappellano A.R.M.O., consulente ecclesiastico Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti.

All'appuntamento si sono presentati cinque candidati su sette: Pietro Piciocchi e Silvia Salis, Mattia Crucioli, Antonella Marras e Raffaella Gualco.

In sala anche l’arcivescovo mons. Tasca, il suo appello ai cittadini: “Andate a votare”

Presente anche l’arcivescovo di Genova mons. Marco Tasca, che si dice entusiasta di un appuntamento tradizionale nel quale si mettono a confronto le visioni della città del domani. “Sono contento che la chiesa crei questa occasione, vogliamo ritrovarci intorno a un tavolo per condividere quello che è il nostro futuro, i nostri sogni e anche le nostre fatiche - le parole di mons. Tasca -. Credo che sia importante non solo dire le cose che uno vuole fare, ma concretamente come agire per il bene comune di questa città e di questa chiesa, nel mio caso”. Confida in un gioco di squadra l’arcivescovo di Genova, che si rivolge direttamente ai candidati sindaco della città. E poi l’appello al voto, con i cittadini che devono ritornare protagonisti del loro futuro. “Mi auguro che tutti vadano a votare, e forse vedendo anche le elezioni che stiamo facendo e che stiamo assistendo, non c'è molta partecipazione. Forse qualche piccola riflessione, credo che valga la pena farsela” ha aggiunto Tasca. Genova, per il numero uno della diocesi genovese, ha bisogno che tutti facciamo la propria parte per essere vicini concretamente a chi ha meno possibilità, meno chance, a chi davvero ha bisogno di qualcuno che si prenda cura. “Credo che sia importante come chiesa - noi lo stiamo facendo nel modo in cui possiamo - ma davvero penso che se tutti ci diamo una mano perché nessuno resti indietro, credo che sia il messaggio che possiamo dare, il più importante”.

Don Massimiliano Moretti: "Una città a misura dei giovani"

Don Massimiliano Moretti ha aperto il dibattito con la richiesta di dare risposte alle singole persone e alle fasce d’età che vivono la città, perché è importante che vivano al meglio la propria vita. "Abbiamo chiesto di formulare domande precise all’ente ecclesiastico, alcune sono state preparate dai ragazzi delle nostre scuole, tra i temi 'la città che sogno', una domanda che va presa in considerazione - ha spiegato Moretti -. Hanno chiesto luoghi e spazi dove incontrarsi, hanno tenuto a puntualizzare che non vorrebbero spazi nuovi ma luoghi recuperati, che con il tempo sono diventata fatiscenti".

Nel nome di Papa Francesco, Moretti: "Disarmare le parole per il bene comune"

Prima di entrare nel vivo, Don Massimiliano Moretti ha citato Papa Francesco, appellandosi a lui e alla capacità di confrontarsi. "Papa Francesco ha chiesto di disarmare le parole, ricordiamoci che l’altro o l’altra è sempre più importante delle sue idee, il bene comune si raggiunge lavorando insieme, come ci ha insegnato Francesco", ha chiosato Moretti.

La prima domanda è stata formulata dai giovani. "Il disagio giovanile sta diventando una vera emergenza sociale, da un questionario che il percorso Diocesano di formazione Politica ha inviato quest'anno agli studenti delle scuole medie e superiori è emerso come prioritario il tema dei luoghi in cui ritrovarsi. Cosa farete per riutilizzare degli spazi che già esistono per renderli adatti ai giovani?

Pietro Piciocchi: "Il tema degli spazi per i giovani è fondamentale e nel programma abbiamo tante proposte, Villa Rossi a Sestri, la Casa del soldato a Sturla, e tanti altri ancora. Le case per giovani devono essere luoghi dove possano esprimersi con talento e creatività. Questo vale anche per i teatri, che diventino spazi permanente per i giovani perché anche il teatro è centrale. Noi vogliamo puntare sugli oratori, dando spazio a una crescita di spazi importanti, occorre tornare ai legami della famiglia, i giovani non hanno riferimenti valoriali e spirituali”.


Silvia Salis: "Al centro c’è il tema dell’abbandono scolastico, che colpisce tante zone della città. I giovani hanno bisogno di spazi sociali dove ritrovarsi, tocca alla politica dare risposte. Identificare aree e spazi dove incontrarsi ed esprimere capacità ed emozioni, nella mia vita attraverso le sport e gli scout sono riuscita a formarmi. Mancano punti di riferimento oltre alla scuola perché spesso lasciata sola, credo che come politica dobbiamo dare risposte e tornare a riascoltare i giovani. L’età media di Genova è energia ritrovabile".

La seconda domanda è incentrata sul lavoro. “In che modo il sindaco della città, assumendo il ruolo di regia, può creare le condizioni necessarie per garantire la difesa del lavoro già esistente e favorire l'insediamento e lo sviluppo di nuove imprese?”

Silvia Salis: "Il lavoro è dignità, noi dobbiamo tutelarlo, io penso che il Comune sia responsabile delle azioni che agevolano la vita della città, dai trasporti ai servizi sociali, dinamiche che permettono l’agevolazione. Bene il turismo a Genova ma bisogna proteggere l’industria, creando sviluppo, noi vogliamo che la città cresca anche a livello numerico e per farlo deve riprodurre lavoro. Dove funzionano i servizi sociali le industrie e i paesi stranieri investono, così si rende attrattiva la città”.

Pietro Piciocchi: “Siamo in un trend positivo, 25 mila posti in più nei comparti, la cultura deve essere amica dell’impresa, contrapposizione ideologica forte tra pubblico e privato, la grande sfida è la sussidiarietà. Noi abbiamo filiere che vanno bene in città, l'industria continua a essere caposaldo dell’economia cittadina, penso ad Ansaldo e Fincantieri, a Leonardo, noi siamo riferimento mondiale per la Blue Economy”.

La terza domanda riguarda il delicato tema del sociale. "Secondo voi, quali sono a oggi i bisogni più urgenti delle persone che vivono nella nostra città e con quali soluzioni concrete proponete di rispondervi in modo efficace?"

Pietro Piciocchi: "Se penso ai bisogni della città mi vengono in mente: infrastrutture, giovani, anziani e casa. Le infrastrutture sono fondamentali perché Genova deve collegarsi al mondo, il tema dello sviluppo del nostro aeroporto è fondamentale e anche le altre infrastrutture le abbiamo avviate e non possiamo perderle. Il tema della formazione è importante perché deve dialogare con le imprese, Genova è una città universitaria e possiamo aprire un campus a cielo aperto. Gli anziani sono fondamentali per noi, il trasporto pubblico gratuito è un mio impegno perché sono una risorsa. Per la casa vogliamo abbattere le liste d’attesa per far lavorare aziende della nostra città”.

Silvia Salis: "Esiste la povertà nuova a Genova, quella del lavoro. La prima da affrontare come emergenza è quella della casa, rilanciare l’agenzia della casa, dobbiamo sostenere i privati per aiutarli a ottenere affitti, ma il Comune deve fare qualcosa di significativo per dare soluzioni concrete, assistenza agli anziani, a bambini con disabilità e nidi che devono essere gratuiti. Il Comune se manca di vicinanza fa pagare spesso alle donne le difficoltà, lavoro e casa per la dignità di ognuno”. 

La visione della città in un minuto

Prima di congedarsi, i candidati hanno avuto un minuto di tempo per il cosiddetto “appello”, spiegando la propria visione di città, una città a misura di sogno. La candidata del centrosinistra paragona la sua città dei sogni a una maratona, con la mano tesa del primo corridore verso l’ultimo, che in squadra è fondamentale, innanzitutto per il futuro, tra giovani sociale e lavoro sotto la Lanterna. "Sogno una Genova dove ognuno possa realizzare il proprio progetto di vita, qualunque esso sia. Una città che non si piega all'individualismo, ma si organizza come una squadra di maratona. Perché sì, conta il tempo del primo. Ma ciò che rende davvero forte quella squadra è la distanza tra il primo e l'ultimo - spiega Silvia Salis -. Io vengo dal mondo sportivo, sogno che Genova sia come una squadra di maratona, perché se è vero che conta la distanza tra il primo e l'ultimo, io penso a una città che sostenga la volata dei primi ma non lasci indietro gli ultimi. La volata di chi è forte ma tende la mano a chi non può correre".

Il candidato del centrodestra ha ribadito l’intento di mettersi in gioco per amore della sua città. "Cosa sogno? Sogno una città moderna e attrattiva, dinamica, dove le persone possano venire a vivere, perché qui c’è una qualità di vita importante, si deve sviluppare il senso di comunità ma questo discorso si può estendere a tutto il tessuto associativo, culturale. Voglio che si riescano a superare i particolarismi, e il Comune può correre di impulso e regia” chiosa Piciocchi.

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