Politica

Il dibattito al Programma Politico di Primocanale
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GENOVA - "Basta cassa integrazione": è questa la richiesta forte che emerge dai sindacati ex Ilva riuniti ieri sera a Terrazza Colombo per il Programma Politico di Primocanale. Attorno al tavolo quadrato si sono confrontate le rappresentanze sindacali (Armando Palombo, Nicola Appice, Antonio Apa e Fabio Ceraudo), tre parlamentari (Ilaria Cavo, Luca Pirondini e Raffaella Paita), esponenti delle istituzioni locali (Alessio Piana, Armando Sanna e Mario Mascia) e una folta platea di lavoratori. 

Nell'infinita crisi dello stabilimento di Cornigliano emerge ancora una volta la verità di chi ci lavora: "Siamo in grado di realizzare la banda stagnata con i rotoli provenienti da Taranto ma se l'impianto pugliese fosse ancora impossibilitato a produrre potremmo tranquillamente usare materiale di altra provenienza", dicono in coro i sindacati, consapevoli che il mercato in cui operano è sufficientemente vasto da richiedere anche il contributo degli operai genovesi. Che, peraltro, sono noti per una produzione di altissima qualità. 

L'impegno della politica è invece quello di evitare sterili accuse sul passato, tentando invece uno scatto per risolvere una volta per tutte la grande crisi: "Sono convinta che il Governo stia facendo un buon lavoro per gestire una situazione che si è fatta complicata nel corso degli anni - ha detto Ilaria Cavo, esponente alla Camera della Lista Toti e vicepresidente della Commissione attività produttive - non abbiamo nessuna nostalgia dei tempi delle partecipazioni statali ma in questo passaggio è indispensabile un intervento diretto del Governo". "E' inutile rinfacciarci reciprocamente le scelte passate - aggiunge Luca Pirondini, Senatore del Movimento 5 Stelle - anche perché ognuno di noi potrebbe descrivere una realtà parziale e non condivisa dagli altri. Ora è il momento di estromettere Arcelor Mittal dalla compagine azionaria, la multinazionale franco-indiana si è mostrata disinteressata a investire davvero nella siderurgia italiana". Di difesa della produzione di acciaio nel nostro Paese parla il vicepresidente del Consiglio regionale Armando Sanna: "Le chiacchiere stanno a zero, è arrivato il momento di risolvere una questione complessa e di fornire risposte ai lavoratori che hanno il diritto di averne". 

Anche Regione e Comune, rappresentate dagli assessori Piana e Mascia, promettono il massimo impegno delle istituzioni locali. I toni si alzano un poco, nel complesso di una discussione sempre molto civile, quando Mascia parla di "patti parasociali secretati" sottoscritti da Mittal con l'allora Governo Conte: l'esistenza di quei patti viene negata dal Senatore Pirondini ("se esistono dovete mostrarli, ma quei patti non erano possibili e non li troverete") e invece confermata dall'On. Cavo ("ne ho sentito parlare da molte fonti qualificate anche io").

Tutt'attorno al tavolo i lavoratori hanno raccontato le loro storie e condiviso le loro speranze: tutti ricordano dell'eccellenza passata dello stabilimento genovese, di quella che fu l'officina di Guido Rossa (il cui barbaro assassinio sarà commemorato domani) e della necessità di investire per ripristinare lavoro e dignità. "Non abbiamo nemmeno di che scaldarci - raccontano uno di loro - nel capannone c'erano delle stufette che non sono mai state riparate". "Ma il vero problema è il caldo - racconta Fabio Ceraudo, Rsu dei sindacati di base e consigliere comunale - d'estate, con tutti i macchinari accesi, diventa veramente insopportabile, non si respira". Storie di vita raccontate da uomini che, per quanto duro possa essere, sono affezionati al loro lavoro.

Adesso il passaggio del commissariamento, nuova cassa integrazione e rinnovate speranze che sia finalmente la volta buona: bene fa la politica a cercare di voltare pagina ma, questa volta, ha l'obbligo di non sbagliare. 

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