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Il ministro Giovannini insedia Commissione sulle concessioni presieduta dal figlio di Mattarella
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"E' la prova che lo Stato si sta preparando un piano B, se la Corte dei Conti bocciasse il riacquisto di Autostrade". Il senatore Mattia Crucioli, promotore del presidio davanti alla sede dell'organo di giustizia contabile e controllo delle spese statali, commenta così l'istituzione di una commissione "per individuare le modalità di aggiornamento e revisione del sistema delle concessioni autostradali", formalizzata il 13 gennaio dal ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini.
La Commissione, come spiega il Fatto Quotidiano nell'edizione odierna, è presieduta dal professor Bernardo Mattarella, figlio dell'appena riconfermato capo dello Stato e docente di diritto amministrativo alla Luiss. Gli altri commissari sono tutti tecnici ma alcuni di loro hanno avuto rapporti di consulenza o di assistenza con gli ex concessionari.
L'insediamento della commissione arriva in un momento in cui si registra uno stallo nell'esecuzione del contratto che vede l'88% di Aspi tornare allo Stato, che con CDP partecipa al consorzio con Blackstone e Macquarie, a un prezzo che a molti è parso un altro, l'ennesimo regalo ai Benetton.

"Vedo - commenta il senatore genovese - che l'anomalia di questa commissione sta emergendo. A un attento esame possono emergere situazioni anomale, visto che il presidente della commissione è figlio del capo dello Stato che ha nominato i ministri che hanno trattato con Atlantia per il riacquisto di Autostrade, negoziato partito durante il Conte II e perfezionato dal governo Draghi, e alcuni commissari hanno avuto rapporti con gli stessi ex concessionari".

"Quel che è certo - sostiene Crucioli, il primo a sollevare il caso - è che è strano che la commissione nasca nel momento in cui lo Stato ha appena concluso una trattativa che prevede alcune clausole di efficacia che, come io credo, potrebbero comportare la nullità radicale dell'atto. E tra queste clausole c'è appunto il controllo degli enti preposti, tra cui la Corte dei Conti. Se l'organo di controllo contabile dovesse valutare negativamente l'accordo, allora lo Stato deve avere un piano B. E la Commissione potrebbe indicare ai ministeri come si possa fare per rivisitare tutta la procedura in maniera tale da eliminare lo sbilanciamento a favore degli ex concessionari".

"E il mio timore, visti i sospetti di non perfetta imparzialità che si possono trarre dai profili di alcuni dei componenti della commissione, è che il verdetto rischi di risultare un colpo al cerchio e uno alla botte. Ma continuerò - conclude Crucioli - a vigilare".