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Il presidente della Regione Liguria: "Sono d'accordo a fare il premierato, se lo scrivono un pochino meglio magari, perché questo non l'ho capito tanto bene"
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LUCCA - "Sono d'accordo a fare il premierato, se lo scrivono un pochino meglio magari, perché questo non l'ho capito tanto bene: però sono d'accordo a fare il premierato se poi danno la possibilità alla Toscana, alla Liguria, all'Emilia Romagna, di organizzarsi in modo da essere un contraltare al potere centrale" così il governatore della Liguria Giovanni Toti in occasione di un dibattito col presidente della Regione Toscana Eugenio Giani per 'Gli incontri del Principe' a Viareggio (Lucca).

È uno dei grandi temi che la politica nazionale sta affrontando in questi giorni tra posizioni contrastanti tra la maggioranza di governo (tendenzialmente favorevole a parte qualche diatriba interna) e le opposizioni che si barricano in un "assolutamente no". L'obiettivo della premier Giorgia Meloni è quello di cambiare il dettato costituzionale imponendo una riforma strutturale alla forma di gestione del potere.

"Sono convinto, e senza metterci un colore politico  - spiega ancora Toti - che la maggior parte delle Regioni e anche delle grandi città, per mettere tutto dentro, siano governate con maggiore efficienza del Governo centrale di questo paese, e ci metto gli ultimi 20-25 anni, per una serie di ragioni non solo di qualità della classe dirigente, ma anche per le regole che si è data: un governatore eletto direttamente dai cittadini, il sindaco pure, e il ballottaggio ha spesso mitigato alcuni eccessi della nostra politica di qua e di là".

Tra i punti centrali della proposta di riforma che viaggia verso il premierato ci sono che il presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale con apposita votazione popolare che avverrebbe contestualmente alle elezioni per le Camere con una stessa scheda; il rafforzamento della stabilità del governo con la durata dell'incarico del premier fissata in cinque anni; la cosiddetta norma "anti-ribaltone" con l'eventuale sostituzione del presidente del Consiglio in carica solo da parte di un parlamentare della maggioranza. La fine del mandato del "sostituto" che determina lo scioglimento delle Camere; un premio assegnato su base nazionale che assicura al partito o alla coalizione di partiti collegati al presidente del Consiglio il 55% dei seggi parlamentari; e poi lo stop alle nuove nomine dei senatori a vita. Per ora solo ipotesi, il percorso per cambiare la gestione del potere è decisamente lungo e nel passato altre riforme strutturali si sono fermate a percorso avviato.

Nell'incontro tra Toti e Giani si è parlato anche di terzo mandato per i presidenti delle Regioni e poi si è entrati nel tema energetico con al centro le discussioni attorno al rigassificatore che da Piombino si dovrebbe trasferire a Vado Ligure. "Con Giani ormai siamo una coppia di fatto, abbiamo adottato a distanza un rigassificatore: metà del conto lo paga lui, metà del conto ora lo pago io" ha affermato Toti a proposito della nave Golar Tundra ora operativa a Piombino e in futuro in Liguria.

"Il bello è che quelli che stanno con me, che dovrebbero stare con me - ha proseguito - rompono le balle a lui qua, quelli che stanno con lui rompono le balle a me là, quindi vuol dire che in qualche modo abbiamo certamente ragione perché abbiamo scontentato un po' tutti. Però siamo gli unici due che hanno adottato questa nave. Io spero che di qua a 20 anni, 30 anni, quando ormai noi saremo in pensione qua su una panchina, non so se vuol venire lui a Santa Margherita o vengo io a Viareggio, quando gli italiani pagheranno delle bollette un po' meno care, si ricordino perché".