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La seduta è stata sospesa per tutta la mattina, potrebbe riprendere nel pomeriggio
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GENOVA - Era stata annunciata e così si è concretizzata: tensione questa mattina in consiglio regionale, dopo lo scontro di settimana scorsa sul minuto di silenzio per ricordare il presidente Silvio Berlusconi. La minoranza inizialmente è entrata in ritardo in aula, dopo tre squilli di richiamo del presidente del consiglio Gian Marco Medusei. Il capogruppo del Partito democratico Luca Garibaldi ha poi letto una lettera indirizzata alla presidenza, nella quale si chiede ufficialmente la censura della giunta regionale di abbandonare l’aula. Si tratta di un atto politico. Dopo un confronto molto acceso tra il presidente Medusei e l’opposizione, in particolare con il consigliere regionale Pippo Rossetti, la seduta è stata sospesa per diverse ore. 

Di seguito il contenuto della lettera.

Con la presente intendiamo sottoporre alla sua attenzione gli eventi che si sono verificati durante la seduta del consiglio regionale assemblea legislativa della Liguria convocata il giorno 13 giugno scorso, a cui anche i quotidiani hanno dedicato ampio spazio. In particolare mi riferisco alla decisione dei membri della giunta e di quasi tutti i consiglieri di maggioranza di abbandonare l’aula a seguito alla scelta di alcuni membri dell’opposizione di non partecipare al minuto di silenzio dedicato alla commemorazione del presidente Silvio Berlusconi.

A una scelta personale e legittima di alcuni consiglieri di minoranza di non prendere parte alla commemorazione, la giunta e la maggioranza hanno risposto con l’atto politico di abbandonare l’aula, impedendo il normale svolgimento dei lavori di sindacato ispettivo all’ordine del giorno.

L’assessore Scajola in quanto delegato ai rapporti con il consiglio, nel proprio intervento ha dichiarato che la mancata partecipazione al minuto di silenzio da parte di alcuni ha fatto venir meno il clima di collaborazione e serenità necessario per svolgere i lavori e, in accordo con i colleghi di giunta e con il presidente Toti, ha comunicato la decisione di abbandonare l’aula, invitando anche i consiglieri di maggioranza a tenete lo stesso comportamento.

Nonostante la richiesta dei consiglieri di minoranza di non confondere scelte personali, da accogliere con il dovuto rispetto, con l’adempimento di obblighi istituzionali come rispondere alle interrogazioni iscritte all’ordine del giorno, la Giunta non è rientrata in Aula impedendo volutamente con la sua assenza il normale svolgimento delle attività consiliari programmate.

Tale scelta, del tutto ingiustificata e che non ha precedenti nella storia dell’ente, si configura, a nostro parere, come una grave violazione dei diritti dei consiglieri di ricevere risposte e approfondimenti dalla giunta su questioni di particolare interesse e urgenza nonché una mancanza di rispetto delle regole democratiche che governano lo svolgimento dei lavori di un organo istituzionale qual è il consiglio regionale.

L’uscita dall’aula di consiglieri è un atto di protesta a cui le minoranza che si sono avvicendate in consiglio regionale hanno fatto raramente ricorso per stigmatizzare modalità di svolgimento dei lavori ritenute lesive delle loro prerogative, o a causa di un deficit informativo sul provvedimento da approvare o per le ridotte possibilità di intervento e modifica a loro concesse. Tale scelta è quindi un atto politico forte, adottato qualora la minoranza o parte di essa ravvisino durante i lavori in aula gravi violazioni dei loro diritti, che non ha conseguenze sulla normale prosecuzione dei lavori, dal momento che la maggioranza ha i numeri per approvare i provvedimenti all’ordine del giorno del consiglio.

Nei consigli convocati esclusivamente per la trattazione di atti di sindacato ispettivo come quello del 13 giugno scorso la presenza della giunta è necessaria in quanto i consiglieri, svolgendo l’attività di controllo e vigilanza sull’esecutivo che compete loro, si rivolgono a essa per ottenere risposte. L’uscita dall’aula della giunta ha quindi impedito il normale svolgimento dei lavori per cui l’assemblea era stata convocata.

Senza precedenti, fuori da qualunque regola istituzionale, senza rispetto per il ruolo del presidente del consiglio e del consiglio stesso, la giunta, giudicando inaccettabile e offensiva l’opinione legittima e il comportamento altrettanto legittimo di alcuni, ha deliberatamente scelto di impedire lo svolgimento dei lavori e l’esercizio dei diritti di interrogazione e interpellanza di tutti i consiglieri.

L’uscita dall’aula è stata quindi in modo molto scorretto utilizzata dalla giunta e dalla maggioranza per “protestare” contro l’esercizio del diritto di alcuni consiglieri, espresso nel pieno rispetto delle regole, senza frasi o comportamenti sconvenienti o ingiuriosi, tanto che la loro scelta di non partecipare alla commemorazione non ha ricevuto alcun richiamo o censura dal presidente del consiglio.