Politica

La storia di un giornalista afghano che non può più lavorare in sicurezza
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Quattro mesi e mezzo dalla presa di potere in Afghanistan da parte dei talebani e 20 anni di diritti cancellati: l'ultimo passo indietro riguarda il divieto di lunghi viaggi per le donne sole che dovranno essere accompagnate da un parente uomo. Nelle scorse settimane in tv sono state interrotte le soap opera con attrici, mentre per le giornaliste televisive è scattato l'obbligo di indossare l’hijab.

Dall'Afghanistan alla Liguria, la nuova vita di Rahel: "Lì le donne possono ormai solo stare a casa" - L'INTERVISTA

Su Primocanale un giovane fotoreporter afghano rimasto bloccato nel paese ha raccontato la situazione, chiedendo all'Occidente di non spegnere i riflettori sul paese e di non riconoscere il governo talebano. "I media sono tutti controllati dai talebani, penso che ci siano molti giornalisti come me che cercano di cooperare con redazioni straniere, ma che hanno lasciato il lavoro per avere salva la vita e vivono nascosti: mentre cercavo di raggiungere nei primi giorni l'aeroporto di Kabul sono stato fermato da loro e mi hanno denunciato soltanto perché avevo con me la fotocamera", racconta Raayan Habib in inglese collegato dal paese durante la trasmissione Liguria 2021 di Primocanale.

"Due colleghi durante le proteste delle donne sono stati arrestati e dopo diverse ore sono finiti in ospedale"

Ecco perché non è facile far arrivare la corretta informazione alla popolazione, troppo impaurita di fronte alle regole imposte dai talebani. I media stranieri sono rientrati quasi tutti nei loro paesi di provenienza e il popolo afghano ha paura di essere lasciato solo e dimenticato. "La mia paura più grande che tutte le lotte di questi ultimi vent'anni possano essere cancellate e che sia tutto finito, la mia speranza più forte è che non smettiamo di combattere. Io ho provato più volte a lasciare il paese, perché nessuno è al sicuro qui".

Un momento drammatico, che Raayan Habib cerca di raccontare quotidianamente attraverso i suoi canali social. "In Afghanistan abbiamo circa 20 milioni di bambini e il 90% di loro vive tra fame e povertà: sono loro assieme alle donne a patire le peggiori conseguenze". Gli occhi delle bambine, i bimbi mutilati dalle mine, le donne avvolte dal burqa sono scatti che restano dentro, che ci guardano e che a migliaia di chilometri di distanza rendono impossibile dimenticarsi dell'Afghanistan e del popolo afghano. 

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