GENOVA - Il Comune di Genova nel 2019 aveva emesso un'ingiunzione di pagamento al Ministero della Giustizia che ammontava a 30 milioni e 35mila euro come rimborso per le spese effettuate dal 1998 al 2015 per la manutenzione degli uffici giudiziari.
Il Ministero ha però fatto ricorso e ieri il Tar della Liguria lo ha accolto, annullando l'ingiunzione. Ma il neo vicesindaco e assessore al Bilancio Pietro Piciocchi non ci sta e sui social spiega il suo punto di vista: "La vicenda che è stata narrata ieri dalla stampa locale in merito al tentativo del Comune di Genova, da me fortemente voluto, di recuperare presso il Ministero della Giustizia le spese anticipate dal nostro Ente tra il 1998 e il 2015 per la manutenzione degli uffici giudiziari appare davvero emblematica della condizione in cui versa la finanza locale nel nostro Paese. Parliamo di oltre 30 milioni di euro che sono stati spesi dal Comune di Genova per intervenire su immobili dello Stato, adibiti ad una funzione, la giustizia, che non è di competenza degli enti locali".
"Facciamo un minimo di storia di una vicenda molto complessa - prosegue Piciocchi -. C'è una legge, che risale al 1942 e che vige fino al 2015, che dice questo: i Comuni anticipano le spese per la manutenzione dei Tribunali e ogni anno una speciale commissione istituita presso le Corti di Appello certifica i costi sostenuti che devono essere rimborsati dallo Stato. Questo principio è giusto perché non si vede il motivo per cui i Comuni devono gravare i loro bilanci per spese relative a servizi che non riguardano le loro competenze. Ebbene, questo rimborso si riduce di anno in anno e lascia i Comuni gravemente esposti: 30 milioni di euro è, appunto, la somma monster non ristorata al Comune di Genova. Siccome la situazione esplode a livello nazionale, nel 2017 viene emesso un decreto che obbliga ad un saldo e stralcio con un pagamento in trent'anni: e se il Comune rifiuta la dilazione perde ogni diritto al credito. A noi vorrebbero obbligare per decreto ad accettare la somma di 6 milioni di euro pagata in trent'anni.
"Ecco perché nel 2019 decido che il Comune di Genova non può sottostare a ricatti di questo tipo - spiega - e deve emettere un'ingiunzione di pagamento nei confronti del Ministero della Giustizia per il recupero della totalità della somma spesa. Inizia una lunga battaglia giudiziaria che si snoda in quattro sedi: Tribunale di Genova, Corte d'appello di Genova, Tribunale di Roma e TAR della Liguria. E con alterne vicende: dapprima il giudice civile ci dà ragione e lo scorso anno viene emessa un'ordinanza di assegnazione delle somme a seguito della quale, unico Comune in Italia, eseguiamo nel mese di novembre un pignoramento di oltre 6 milioni di euro. Quindi il giudice civile in primo grado cambia idea, dice che non spetta a lui decidere, manda la competenza al TAR che, senza attendere che la Corte d'appello si pronunci sulla questione della competenza alla decisione, annulla la nostra ingiunzione con una motivazione del seguente tenore: i Comuni sono obbligati a sostenere queste spese per i Tribunali mentre lo Stato non ha alcun obbligo nei loro confronti e può decidere arbitrariamente se, come e quando ristorarli, in pratica può fare quello che vuole. Sentenza che non possiamo ovviamente accettare perché contraddice ogni principio di giustizia e lede l'integrità del bilancio del Comune di Genova. Insomma, un bel guazzabuglio, ma - conclude - una cosa è certa: continuerò questa battaglia fino in fondo, insieme a tante altre che ho intrapreso per dare finalmente dignità e stabilità alla finanza dei Comuni in Italia, nel nome del rispetto che si deve ai nostri cittadini".
IL COMMENTO
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